La Lega Pro non può votare per eleggere il suo nuovo presidente. Che poi sarebbe anche il vecchio: Gabriele Gravina, l’ex numero uno del Castel di Sangro dei miracoli, scelto solo un anno fa per voltare pagina dopo la fine dell’era Macalli. Il suo primo mandato a tempo è scaduto, ora la sua rielezione è praticamente scontata (c’è il consenso di oltre 50 delle 60 società del campionato), eppure ancora non arriva. A fermarla è il Tribunale della Figc, che per la seconda volta ha sospeso l’assemblea elettiva perché i termini ristretti non garantirebbero il diritto dei candidati alla campagna elettorale. Anche se dal 22 agosto, quando fu fissata la prima elezione, sono passati ormai due mesi. “Ma qui il diritto non c’entra nulla, evidentemente qualcuno ha altri interessi e non vuole che la Lega trovi subito il suo assetto”, commenta il presidente Gravina.

Di certo, non è la prima volta che l’elezione del presidente della Lega Pro si trasforma in una specie di caso di Stato. Facile capire il perché: la terza serie, pur essendo l’ultimo dei campionati professionistici, è quello che pesa di più per la nomina dei vertici del calcio italiano. Da qui non a caso partì nel 2012 il sostegno per la candidatura di Carlo Tavecchio per il dopo Abete. E oggi all’orizzonte c’è di nuovo l’elezione del presidente della Figc, che si svolgerà nei primi mesi del 2017. Così le grandi manovre ai piani bassi sono già cominciate. Da oltre un anno, in realtà: a fine 2016 la scelta del successore del “padre padrone” Mario Macalli, crollato dopo 18 anni sotto il peso degli scandali, fu un accesissimo scontro a tre fra Paolo Marcheschi (nome nuovo portato avanti da Francesco Ghirelli), Raffaele Pagnozzi (uomo di Lotito) e appunto Gravina. Alla fine la spuntò proprio il terzo, rivale storico dell’ex presidente Macalli. Gravina, insomma, la vera battaglia l’ha già vinta. Ora attende solo di cominciare il suo primo, vero mandato. Il cui inizio, però, continua ad essere posticipato.

A mettergli il bastone fra le ruote è la fronda interna guidata da Archimede Pitrolo, in passato braccio destro di Macalli. Il Tribunale Federale per ben due volte ha accolto il suo ricorso, curato dall’avvocato Cesare Di Cintio. La motivazione ufficiale è che “il termine particolarmente ristretto di indizione dell’Assemblea non sembrerebbe consentire ai candidati di effettuare adeguatamente la propria campagna elettorale”. In realtà, Pitrolo neppure sarà candidato: l’opposizione dovrebbe affidarsi ad Alessandro Barilli, ex presidente della Reggiana. Difficilmente la sua discesa in campo potrà cambiare l’esito del voto, solo rinviarlo. Il direttivo della Lega ha convocato la prossima assemblea elettiva per il 15 novembre. Sperando che stavolta il Tribunale sia d’accordo.

Intanto il tempo passa e si avvicinano le elezioni che contano davvero. I due voti sono legati tra loro: prima della Federazione, tutte le Leghe devono rinnovare le proprie cariche. Anche la Serie A è molto attesa (soprattutto per capire se il massimo campionato è ancora nelle mani di Claudio Lotito), ma la Lega Pro ancora di più. Gabriele Gravina, infatti, in questo momento è considerato come uno dei nomi più papabili per sfidare Tavecchio. Lui stesso non smentisce del tutto questa ipotesi: “Se qualcuno mi cerca, perché dovrei chiudere la porta?”. E come consigliere federale in quota Lega Pro ha candidato quel Giancarlo Abete, predecessore di Tavecchio, che dopo essere scomparso dai radar da un anno è tornato a farsi sentire in Figc. Una mossa chiaramente provocatoria, che ha fatto drizzare le antenne all’attuale numero uno del calcio italiano, la cui rielezione è tutt’altro che scontata. Nell’ambiente si vocifera che proprio queste manovre siano alla base dei continui rinvii in Lega Pro: posticipare il voto e avvicinarlo il più possibile a quello della Figc renderebbe più complicata l’eventuale candidatura di Gravina. “Ma io voglio augurarmi che i giudici non siano condizionati politicamente”, commenta lui. “E comunque, se così fosse, poi sarei io a presentare ricorso per avere diritto alla mia campagna elettorale…”, minaccia. Si vedrà a inizio 2017, o forse più in là a questo punto. Prima, però, tocca alla Lega Pro. Così piccola e così influente.

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