Mi raccomando, andate a vedere tutti Crazy…(lunga pausa a chiedere conferma agli astanti ndr) for football?”. Inimitabile Francesco Totti. Ancora una volta uno spot tra i più sgangherati, bizzarri e divertenti per lanciare il composto, impegnato e altrettanto divertente documentario di Volfango De Biasi, Crazy for Football, che avrà la sua prima al MAXXI di Roma, nella sezione Riflessi della Festa del Cinema 2016. Al centro della storia del film il gruppo di pazienti psichiatrici italiani che lo scorso febbraio ha partecipato con tanto di maglia ufficiale azzurra al primo Campionato Mondiale di Calcio per persone affette da disturbi mentali che si è tenuto ad Osaka, in Giappone. Poi c’è lo spot con lui, “er pupone”, zazzera e nasone sempre più pronunciato a ricordare nientemeno che il viso di un attore come Adrien Brody, per promuovere la prima ufficiale del film con “red carpet”. “Non mancate, io ci vado – continua Totti nel video – E’ una cosa bella da vedere, sarà un bell’evento, noi siamo a disposizione, perciò in bocca al lupo e… (ancora una pausa alla ricerca di conferme ndr) buona la prima, com’è che si dice?”.

I protagonisti di Crazy for Football sono lo psichiatra, Santo Rullo, come direttore sportivo; un ex giocatore di calcio a 5, Enrico Zanchini, come allenatore; e un campione del mondo di pugilato, Vincenzo Cantatore, a fare da preparatore atletico. Poi ci sono loro, i “selezionati”, il gruppo di pazienti che arriva dai dipartimenti di salute mentale di tutta Italia, i 12 che hanno poi rappresentato il nostro paese ad Osaka: la loro storia e le loro sensazioni, la loro gioia e la loro fatica nella preparazione per i match che verranno. Sanità e follia che si incrociano scherzosamente, e il calcio antidoto primordiale per una rinascita sociale e psicologica, Crazy for Football ha come ideatore il 44enne De Biasi divenuto celebre per le commedie con Nicolas Vaporidis (Come tu mi vuoi, Iago) e ora sotto contratto per quattro film con la Filmauro di De Laurentiis per la quale ha sfornato, come sceneggiatore e dietro la macchina da presa, i successi natalizi al botteghino Un Natale stupefacente (2014) e Natale col boss (2015).

Ho deciso di girare questo secondo film documentario sui pazienti psichiatrici perché il primo (Matti per il calcio ndr) mi aveva dato tantissimo e aveva contribuito molto alla diffusione del messaggio anti stigma e alla moltiplicazione delle squadre di calcio sul territorio come forma di terapia”, spiega il regista. “Penso che dare il proprio contributo per aiutare chi in un dato momento della sua vita può essere in difficoltà faccia parte dei doveri morali di chi fa il nostro mestiere. Anche il racconto di una dozzina di pazienti calciatori che si ritrova a formare la prima nazionale italiana di pazienti psichiatrici e vola in Giappone per giocarsi il primo mondiale di categoria, può permettere di aprire una breccia nel muro di gomma della disinformazione e dello stigma. Perché loro come noi sono accumunati dalla folle passione per l’avventura sportiva e per il calcio nella fattispecie, loro come noi vogliono andare e giocarsi la loro partita in campo, come poi nella vita”.

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