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Guerra del grano, Farinetti vs Di Pietro: “Quello italiano non è di alta qualità”. “Falso. Mi piange il cuore a sentire queste cose”

di Gisella Ruccia

Il grano italiano? Non è di alta qualità. Il grano canadese, ad esempio, è qualitativamente superiore. Nei pastifici di Eataly produciamo pasta con grani italiani biologici e altra con grani importati. Non c’è storia a livello qualitativo”. Parola del patron di Eataly, Oscar Farinetti, che, durante In Onda Estate (La7), sminuisce il frumento made in Italy: “Per fare una pasta di alta qualità e per ottenere una semola di alto livello servono caratteristiche di proteine, di glutine, di cenere nel grano duro che purtroppo in Italia è molto difficile ottenere. Una ragione è climatica: non siamo un Paese vocatissimo a fare il grano, ma siamo vocati a fare ortaggi e frutta di altissimo livello. E, in più, siamo piccoli, il nostro terreno coltivabile è una fesseria in confronto a quello di altri Paesi del mondo”. Non ci sta l’ex leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che insorge: “Non condivido nulla di quel che ha detto e lo dico da piccolo contadino. L’Italia vive sui piccoli agricoltori. Ma poi fino all’altro ieri ci hanno sempre detto che sapevamo fare una pasta eccezionale e che avevamo un grano duro magnifico e ora scopriamo che da tutt’altra parte del mondo fanno la pasta buona e noi la facciamo schifosa? Veramente mi piange il cuore!”. Farinetti loda poi il governo Renzi: “La ministra Boschi? Per me ne ha due così. E’ riuscita a portare a casa delle riforme importanti. Il problema è che tutti si lamentano: anziché mettere al centro l’uomo, come si fece nel Rinascimento, mettiamo al centro noi stessi, come si fece nel Medioevo. E quindi parte il clima della caccia alle streghe che bloccherà tutto”. E si rivolge a Di Pietro: “Sono stato spesso un suo fan. Noi due siamo anzianotti e gli anzianotti di solito sono contro il cambiamento. Non vorrei che ci comportassimo contro i gattopardi, che fingevano di voler cambiare e non volevano cambiare un tubo. Io spero che Renzi e il suo gruppo di lavoro convincano tanti giovani ad andare a votare. I giovani voteranno SI’ al referendum. Gli anzianotti magari” – chiosa – “voterrano NO, perché non vogliono cambiare. Io invece spero che si cambi e cambiare vuol dire votare SI’

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