La procura di Bari ha chiesto il fallimento di Ferrovie Sud Est, la società (attualmente commissariata) affossata da 350 milioni di debiti. Una novità che rischia di compromettere la trattativa con il ministero dei Trasporti per il trasferimento della società in Ferrovie dello Stato, operazione che sembrava ormai in dirittura d’arrivo. L’istanza della procura è l’ultimo effetto dell’inchiesta a cui stanno lavorando i magistrati Francesco Bretone, Luciana Silvestris e Bruna Manganelli, coordinata dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno. Si indaga per peculato, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo gli inquirenti, la società è stata portata al dissesto dalla montagna di debiti accumulati dalla vecchia gestione e, in particolare, dal suo ex amministratore unico Luigi Fiorillo, attraverso sprechi e consulenze d’oro. La richiesta di fallimento da un lato potrebbe portare all’ipotesi di reato di bancarotta per gli ex dirigenti e, dall’altro, rischia di compromettere la trattativa per la fusione con Ferrovie dello Stato, portata avanti tra i commissari e il ministero dei Trasporti, socio unico di Fse.

Il commissario: “Concordato o azzeramento del capitale” – “Avevamo già convocato l’assemblea dei soci per il 29 luglio presso il ministero dei Trasporti”, spiega a ilfattoquotidiano.it il commissario straordinario Andrea Viero, che non ha ancora ricevuto alcuna notifica dell’istanza di fallimento. “Venerdì – aggiunge – conosceremo le intenzioni del socio unico, ossia il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. All’ordine del giorno, infatti, ci sono anche la situazione economico-patrimoniale della società e l’aggiornamento “sull’operazione societaria di integrazione di Ferrovie Sud Est e Servizi Automobilistici srl in Ferrovie dello Stato spa”. Due le strade: “L’apertura di una procedura concorsuale, oppure – spiega Viero – un’operazione che prevede la copertura della perdita attraverso l’azzeramento del capitale sociale e una successiva ricostituzione”.

Nel limbo fallimento e salvataggio. Con l’ipotesi bad company – Al momento Ferrovie Sud Est resta nel limbo a metà tra il fallimento richiesto dalla procura e l’eventuale buon esito di una trattativa con Ferrovie dello Stato, che va avanti ormai da due mesi. L’istanza di fallimento, depositata presso il Tribunale di Bari, sarà assegnata nei prossimi giorni alla competente sezione fallimentare che dovrà valutarla. Il giudice avrà 45 giorni per fissare la prima udienza, convocando le parti interessate. L’obiettivo dei commissari, che rischiano di vedere sfumare il lavoro fatto finora, è quello di arrivare in tribunale già con una soluzione in mano. Mettendo così davanti al giudice “una società patrimonializzata”. Per Viero la strada migliore è quella del trasferimento in Ferrovie dello Stato, ma l’istanza di fallimento potrebbe far rispolverare l’ipotesi avanzata dal presidente della Regione Michele Emiliano, ossia quella di lasciare la montagna di debiti in una bad company. Venerdì si discuterà anche della presentazione di nuovi esposti alla procura regionale della Corte dei Conti e alla procura di Bari e “dell’azione di responsabilità – si legge nell’avviso di convocazione – nei confronti dell’ex amministratore unico di Fse e dei soggetti solidamente responsabili”.

Le inchieste: sprechi e consulenze d’oro al vaglio dei pm – La richiesta di fallimento è stata firmata dagli stessi pm della procura di Bari che seguono l’inchiesta sulla gestione che ha portato Fse al dissesto finanziario. L’indagine della guardia di finanza è stata aperta dopo il deposito della due deligence elaborata dalla società Deloitte, incaricata dagli stessi commissari. Per i reati di peculato, abuso di ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato, sono indagati l’ex amministratore unico Luigi Fiorilo, gli avvocati romani Angelo Schiano e Pino Laurenzi e l’ingegnere salentino Vito Antonio Prato, nei confronti dei quali nelle scorse settimane sono state eseguite perquisizioni e sequestri. Basti pensare che nella relazione depositata dai commissari straordinari sulla scorta delle analisi sui conti elaborate dalla Deloitte, si legge: “Ferrovie Sud Est ha progressivamente smarrito la propria missione, il trasporto pubblico locale”. Tra il 2004 e il 2005 Fiorillo ha ricevuto compensi per oltre 13,7 milioni di euro. E negli ultimi dieci anni l’azienda ha speso 42 milioni nella manutenzione di treni e autobus e 272 in esternalizzazione di servizi, tra spese legali e consulenze oggi al vaglio della magistratura. Su questa vicenda è in corso anche un procedimento da parte della Corte dei Conti, che nel giugno scorso ha disposto un sequestro conservativo per danno erariale per oltre 4,5 milioni di euro.

Le truffe dei vagoni – Nei confronti di Fiorillo e di altre sei persone, inoltre, la procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio anche per un’altra vicenda, diventata ormai tristemente nota: quella relativa alla presunta truffa dei vagoni d’oro. Due i passaggi. Il primo riguarda l’acquisto di 27 vagoni nuovi dalla società polacca Pesa, pagati 93 milioni di euro con un finanziamento della Regione Puglia. Secondo la procura, sono stati inclusi nel costo rimborsato 12 milioni di euro di provvigioni sulle vendite pagati da Pesa alla società Varsa. La seconda vicenda risale al 2006, quando l’azienda ha comprato in Germania 25 carrozze usate a 37.500 euro l’una per poi rivenderle a 280mila euro ciascuna alla Varsa. Che le ha ristrutturate e le ha rivendute alle Fse per la bellezza di 900mila euro l’una (il doppio del loro valore di mercato). L’udienza preliminare per quel procedimento si concluderà il prossimo 25 ottobre.

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