Lo scarso coordinamento tra Bruxelles e Atene ha impedito di catturare per tempo Abdelhamid Abaaoud, la mente delle stragi di Parigi del 13 novembre. E’ il risultato cui è giunta la commissione d’inchiesta parlamentare francese: secondo il rapporto conclusivo, il jihadista poteva essere fermato già nel gennaio 2015, prima che potesse organizzare gli attentati costati la vita a 130 persone tra lo Stade de France, le brasserie del centro e il Bataclan.

In particolare, si legge nel rapporto, Abaaoud sarebbe riuscito, otto mesi prima degli attacchi, a fuggire di un soffio alla polizia greca. Lo scarso coordinamento tra i servizi del Belgio e della Grecia, osserva BFM-TV, ha permesso al terrorista di dileguarsi in tempo. Grazie a un contatto telefonico, gli inquirenti avevano infatti scoperto un collegamento tra il terrorista e la cellula di Verviers (Belgio) già prima della retata che permise di neutralizzarla. Un’azione coordinata dei servizi belgi e greci per fermare il jihadista che si trovava ad Atene era già stata pianificata.

“Ma la rapidità dell’intervento a Verviers non ha permesso l’arresto”, scrive la commissione parlamentare, secondo cui la polizia ateniese è stata avvisata solo un quarto d’ora prima del blitz in Belgio. Un lasso di tempo troppo breve per consentire di fermare il presunto terrorista: “Ad Atene, il relatore (della commissione, ndr) ha potuto riscontrare tutta la frustrazione dei servizi greci tenuti scarsamente informati sull’organizzazione dell’operazione a Verviers (…)”.

“Questi servizi hanno dovuto organizzare di corsa, nel centro della capitale, un’operazione di controlli in strada (…) Abbaoud riesce a sfuggire alla retata”, si legge ancora nel rapporto. Tra l’altro, appena due giorni dopo gli attentati sventati della cellula di Verviers, la polizia greca ha effettuato delle perquisizioni in due appartamenti di Atene in cui sono state ritrovate tracce del dna di Abaaoud.

Dal rapporto emerge anche che Sami Amimour, uno degli attentatori del Bataclan, si è potuto recare in Siria nel settembre del 2013 nonostante fosse stato iscritto nel registro degli indagati per un progetto (poi abbandonato) di arruolamento nello Yemen. I documenti gli erano stati ritirati ma lui è “verosimilmente” riuscito ad ottenerne di nuovi dalla “prefettura denunciando di averli persi“, scrive la commissione, secondo cui anche Salah Abdelsam avrebbe potuto essere fermato immediatamente dopo il massacro.

In teoria, ogni richiesta di nuovi documenti dovrebbe comportare la consultazione dei registri degli individui ricercati o che non possono lasciare il territorio. Secondo il giudice antiterrorismo, Marc Trevidic, questi controlli “non sono sistematici”. Oggi lo Stato è già stato condannato dal Tar di Nimes per le sue responsabilità nell’affaire di Mohammed Merah, il killer jihadista di Tolosa e Montauban. A quattro anni dai fatti, la corte ha riconosciuto oggi la responsabilità parziale dello Stato nella morte del caporale Abel Chennouf, assassinato il 15 marzo 2012 a Montauban dal cosiddetto “jihadista in scooter” che ha disseminato terrore nel sud-ovest della Francia.

“Il tribunale ritiene che la decisione di revocare ogni misura di sorveglianza a di Mohamed Merah, assunta alla fine del 2011 (…) costituisce un errore che riguarda la responsabilità dello Stato”, scrivono i giudici nella sentenza. A presentare ricorso era stato il padre del militare, Albert Chennouf Meyer. La sentenza “non mi restituirà mio figlio”, ha detto oggi. Giovane seguace della jihad, Mohammed Merah uccise fra Tolosa e Montauban sette persone tra cui militari e tre bambini di una scuola ebraica.

Diversi familiari delle vittime annunciano l’intenzione di denunciare lo Stato per inadempienza davanti al rischio terrorista. “Faremo di tutto per ottenere la condanna dello Stato francese per non aver impedito il passaggio all’atto dei terroristi di cui alcuni erano sotto controllo giudiziario”, dice a BFM-TV il legale Samia Maktouf, nel giorno in cui le associazioni dei parenti sono state ricevute dal ministero dell’Interno.

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