Dal 9 luglio, in Etiopia, Facebook, Twitter, Snapchat e tutti i principali social network sono inaccessibili.

Un provvedimento provvisorio – fino a mercoledì 13- ha spiegato il governo, dovuto alla circostanza che i social network rischierebbero di distrarre gli studenti nel periodo dei test di ingresso nelle università del Paese.

E’ la prima volta in Etiopia – che pure secondo il rapporto di Freedom House è, a tutti gli effetti, un Paese che non può considerarsi libero in fatto di Internet – che viene disposto un blocco diffuso e generalizzato all’accesso a tutti i social network.

Non sorprende, quindi, la preoccupazione degli attivisti etiopi dei diritti dell’uomo che parlano di “pericoloso precedente” e sottolineano, peraltro, come non vi sia alcuna chiarezza né trasparenza circa l’Autorità che ha disposto il provvedimento.

Si tratta, d’altra parte – e la circostanza non fa che amplificare le ragioni di preoccupazione – di un’iniziativa che ricorda, da vicino, quella assunta una manciata di settimane fa dal governo algerino che, egualmente, decise di rendere inaccessibili tutti i principali social network per evitare la circolazione di suggerimenti corretti o fuorvianti tra gli studenti impegnati nell’esame di baccalauréat.

La scelta del governo di Algeri sembra aver ispirato quella del governo etiope anche se la giustificazione ufficiale è leggermente diversa: i social distrarrebbero gli studenti in un momento tanto importante.

Ma giustificazioni ufficiali a parte, il profilo più allarmante della questione è un altro: sembra diffondersi sempre di più la convinzione che bloccare alcuni servizi di comunicazione elettronica come quelli che corrono lungo le reti sociali possa considerarsi giuridicamente legittimo e democraticamente sostenibile solo perché tecnologicamente possibile.

E’ uno scenario di inaudita gravità specie mentre si va incontro all’era dell’internet delle cose nella quale, con miliardi di oggetti intelligenti e connessi in giro per il mondo, l’ambito del tecnicamente possibile è destinato a crescere a dismisura: spegnere il motore di un auto in corsa o limitarne da remoto la velocità, oscurare lo schermo di un televisore o impedire a un frigorifero di ordinare certi prodotti sarà questione solo di un click.

La decisione del governo etiope lascia senza parole per l’apparente leggerezza con la quale è stata assunta: chiudere tutti i social network in un intero Paese solo perché il loro uso distrarrebbe i ragazzi impegnati nei test di ingresso all’Università.

E pensare che solo la scorsa settimana le Nazioni unite hanno ribadito che l’accesso ad Internet è un diritto fondamentale dell’uomo.

Evidentemente, in questa direzione, c’è ancora tanta strada da fare.

RIVOLUZIONE YOUTUBER

di Andrea Amato e Matteo Maffucci 14€ Acquista
Articolo Precedente

Sud Sudan, riprendono gli scontri: almeno 272 morti, ucciso anche un casco blu cinese. Civili in fuga dalla capitale

next
Articolo Successivo

Londra, May sarà premier e leader Tory. Mercoledì si insedierà a Downing Street: “Brexit sarà un successo, Paese va unito”

next