Era stato pensato come un presidio silenzioso, un sit-in davanti alla casa dell’ex presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Zonin. Ma una volta arrivati di fronte alla porta la rabbia è così tanta che qualcuno non ce la fa. “Ladro, ladro!” urla un gruppo. “Quanti morti dobbiamo aspettare ancora?”. Sulla porta della villa è incastrata una foto di di Antonio Bedin, il risparmiatore 69enne suicidatosi con un colpo di pistola, dopo aver visto andare in fumo il valore delle sue azioni e obbligazioni della BpVi. “Sa cosa ha ucciso il signor Antonio? La fiducia tradita di un suo compaesano” si sfoga la signora Maria. In tanti anni da collaboratrice scolastica anche lei aveva messo da parte 40mila euro. Ora di quei soldi non rimane più niente. Come lei, a Montebello Vicentino, ci sono centinaia di persone. Operai, contadini, impiegati, industriali, e dirigenti. Al funerale del pensionato suicida si presentano in 200. Partecipano alla messa, insieme agli amici e ai famigliari, per poi sfilare in un piccolo corteo pacifico fino alla villa di Zonin. “Ma sono molti di più. Solo che la gente si vergogna, ha paura di dire che è stata truffata” spiega l’avvocato e presidente dell’Associazione nazionale degli azionisti della Banca popolare di Vicenza, Renato Bertelle, dopo aver partecipato alla manifestazione. Oggi segue circa 250 casi di azionisti, che si sono ritrovati con un poche decine di euro in mano. “Si rivolge a me gente che ha risparmiato tutta una vita e che in poco tempo ha visto azzerati i propri soldi. Gente che piange di notte invece che dormire, gente che potrebbe arrivare al punto di dire, come ha fatto Antonio Bedin, non ce la faccio più”. E basta parlare con le persone arrivate a rendere omaggio a Bedin per capire che le storie sono tutte simili. E il peso che sono costrette a portarsi dietro anche. Maddalena, ad esempio, è una pensionata arrivata da Schio, paese poco distante. Ha visto evaporare 75mila euro che aveva messo da parte per la figlia e la sua vecchiaia. “Non volevo che lei spendesse soldi per una badante” racconta e quasi le vengono le lacrime agli occhi. “Ci hanno sempre detto che non c’era nessun rischio, che eravamo in una botte di ferro. E noi ci credevamo, avevamo piena fiducia. Perché sono 40 anni che avevo quella banca. Era la banca del territorio, era la nostra banca, quando andavi a parlare sembrava di parlare con qualcuno di casa. Come facevamo a immaginare che sarebbe finita così?”. Luigi non vuole dire la cifra, parla sottovoce. “Quando ho capito di non avere più niente non l’ho nemmeno detto a mia moglie, perché è malata di cuore. Sono arrabbiato, non so cosa dire di più”. Mentre un altro accanto a lui piange. “Io ero anche amico di Zonin. Andavo ad aiutarlo alla vigna”. E’ un contadino, con il volto segnato dal lavoro nei campi. Nella Banca aveva investito 80mila euro. “Tutta una vita. Ora è carta straccia”. Presente alla cerimonia anche Don Enrico Torta, il parroco che assiste i risparmiatori beffati dalle ex popolari venete, che parla senza mezzi termini di “omicidio”. “Non può essere che una situazione del genere venga archiviata. Perché questo non sarebbe solo un peccato mortale, ma una bestemmia contro Dio e contro questa nostra patria che non deve permettere cose del genere”.

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