Venti anni di carcere per Salvatore Parolisi: la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per l’ex caporalmaggiore dell’Esercito, accusato di avere ucciso la moglie Melania Rea in un bosco di Ripe di Civitella, nel Teramano, dove il corpo della donna è stato ritrovato il 18 aprile 2011. E’ stato così rigettato, proprio come aveva chiesto in mattinata la procura della Cassazione, il ricorso di Parolisi contro la condanna ridotta nell’appello bis, ed è stato invece confermato quanto deciso dalla Corte di Assise di Perugia, nel secondo processo d’appello, con la sentenza emessa il 27 maggio 2015.

La Suprema Corte nel febbraio 2015 aveva escluso l’aggravante della crudeltà e l’appello bis aveva aderito a questa impostazione riducendo la condanna di Parolisi da 30 a 20 anni di carcere. Questa mattina, però, la Procura della Cassazione ha chiesto ai giudici della V Sezione penale della Suprema Corte di confermare la condanna a 20 anni di reclusione, e così è stato. L’uomo, che aveva deciso di uccidere la moglie perché aveva un’altra relazione, ha avuto con Melania una bambina, che è ora stata affidata ai nonni materni che se ne prenderanno cura.

Nel frattempo, i difensori di Salvatore Parolisi, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, hanno annunciato che faranno ricorso alla Corte europea di Strasburgo “per verificare se abbia subito un giusto processo”. Per gli avvocati del foro di Perugia, infatti, quello a Parolisi “rimane un processo aperto con grandissimi dubbi”. E hanno aggiunto: “Riteniamo che tante ombre e incertezze non siano state dissipate dalle sentenze. E’ quindi inevitabile un ricorso alla Corte di Strasburgo”. Lo stesso Parolisi, che è rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, continua a proclamarsi estraneo al delitto.

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