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Processo Sopaf, pm chiede 6 anni per l’ex presidente della Cassa dei ragionieri Paolo Saltarelli

E' accusato di corruzione di persona incaricata di pubblico servizio ed evasione fiscale con l’aggravante della transnazionalità. Secondo i magistrati, ha intascato una mazzetta da un milione di euro dando in cambio la gestione di milioni di euro di contributi previdenziali. La Cassa, che si è costituita parte civile, ha chiesto un risarcimento danni di circa 20 milioni di euro. Nel filone principale dell’inchiesta è attualmente a processo anche l’ex presidente dell’Inpgi Andrea Camporese

Sei anni di reclusione per Paolo Saltarelli, ex presidente della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza dei ragionieri e periti commerciali. E’ la richiesta del pm di Milano Gaetano Ruta per l’imputato accusato di corruzione nel processo Sopaf. La Cassa dei ragionieri, che si è costituita parte civile, ha chiesto un risarcimento danni di circa 20 milioni di euro. Nel filone principale dell’inchiesta sono attualmente a processo i fratelli Giorgio e Aldo Magnoni, ex vertici di Sopaf, e l’ex presidente dell’Inpgi (la Cassa di previdenza dei giornalisti) Andrea Camporese.

Saltarelli è a processo con rito immediato davanti al collegio della quarta sezione penale del Tribunale milanese, presieduto da Oscar Magi, per corruzione di persona incaricata di pubblico servizio ed evasione fiscale, con l’aggravante della transnazionalità. Secondo il pm, infatti, la Cassa di previdenza dei ragionieri, pur essendo ente privato in realtà ha profili pubblicistici “provati”, perché i contributi sono “obbligatori” e la “Corte dei conti opera un controllo”. Di qui l’accusa di corruzione di persona incaricata di pubblico servizio.

Alla Cassa dei ragionieri, secondo le indagini, “attraverso complesse operazioni finanziarie e societarie” sono stati sottratti 52 milioni di euro. Secondo l’accusa, Saltarelli non ha commesso una semplice “leggerezza” nel portare avanti le operazioni immobiliari contestate, ma ha “asservito” la propria funzione “ad uno scopo illecito” e ad un “guadagno personale“. I pm ritengono che abbia intascato una mazzetta da un milione di euro dando in cambio la gestione di milioni di euro di contributi previdenziali.

L’ex presidente della Cassa dei ragionieri era stato arrestato nel novembre del 2014 nell’ambito di una tranche dell’inchiesta nata dal crac della società finanziaria Sopaf. La sentenza nel processo, dopo le repliche della difesa, è prevista per il prossimo 5 luglio.