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Ten Talking Points: il ritmo disumano della Juve, le lagne del Napoli. Menomale che c’è il Leicester di Claudio Ranieri

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che esce con la stessa scadenza con cui un noto dj carnivoro suole lavarsi il buffo crine. Altre considerazioni

di Andrea Scanzi

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che esce con la stessa cadenza con cui un noto dj carnivoro suole lavarsi il buffo crine. Altre considerazioni.

1. Dopo aver sventato la tragedia estetica di un eventuale scudetto all’Inter di Mancini, questa rubrica ha predetto svariate cose. Nello specifico: scudetto agile alla Juve dopo il gol di Zaza; niente scudetto a Che Gue Sarri (altrimenti sarei andato dalla D’Urso); Roma terza con l’avvento di Spalletti; Inter campione del mondo; Fiorentina mai terza; Milan mai tra le prime quattro (altrimenti avrei votato Renzi), morto dopo l’infortunio di Niang e “se va bene sesto”. Più che una rubrica, questo è il Vangelo. C’mon.

2. Polemiche risibili sul primato della Juve. Dopo la sconfitta col Sassuolo, quando in molti (io compreso) la reputarono al capolinea, ha tenuto un ritmo disumano vincendole tutte tranne un pareggio con il Bologna di Donadoni. Quando fai numeri così, le chiacchiere stanno a zero.

3. Sbaglia il Napoli a farsi trascinare dalle polemiche: la partita alle 12.30, il calendario che la fa giocare sempre (5 volte su 6) dopo la Juve, l’espulsione di Higuain. Bla bla bla. Il Commodoro Marxista ha fatto una stagione straordinaria e tale rimane. Ora però, se si comincia con le lagne arbitrali e coi complotti, il rischio è smarrire il secondo posto: la Roma è a -4, e nello scontro diretto (che giocheranno in casa) i giallorossi sono ora favoriti.

4. Higuain ha toccato quota 30 e adesso c’è pure chi lo critica per l’espulsione. Tutti i grandi campioni, ogni tanto, sbroccano: accadde a Van Basten, accadeva a Zidane. Eccetera. E un anno fa Higuain fece lo stesso o quasi con Mirante al Tardini. Molto semplicemente, ieri Higuain si è reso definitivamente conto che non sarebbe bastata una stagione monstre per conquistare lo scudetto. E questa agnizione lo ha devastato. Comprensibilmente.

5. Claudio Ranieri la sta combinando proprio grossa. Daje.

6. Nell’ultimo mese ho ricevuto maledizioni assortite per avere osato scrivere che il Napoli, dopo il gol di Zaza, non aveva chance di scudetto: non per l’aritmetica (prima -1 e poi -3), ma per lo strapotere di una Juve che mai si sarebbe fatta superare. Chi sperava nello scudetto di Che Gue Sarri era più utopico di chi reputa Renzi sconfitto alle elezioni del 2018.

7. Continua la stagione straordinaria delle due milanesi. Il Milan è una squadra da sesto posto se va bene, infatti non sta andando bene e al prossimo turno verrà superata dal Sassuolo De Francesco. Non meno disastroso il girone di ritorno dell’Inter: Mancini ha ottenuto tutto ciò che voleva, ma al massimo arriverà quarto. Disastro totale.

8. “Io al Milan? Non vado dove c’è confusione”. Così l’attuale allenatore del Sassuolo, di fronte alla prospettiva di andare a Milanello. Una risposta impeccabile, che dà la misura di come ormai il Milan valga più o meno come l’Atalanta (con tutto il rispetto per la Dea, che infatti ieri ha vinto). Da quando non c’è più Braida, ha fatto più danni Galliani al Milan che la Boschi alla Costituzione.

9. Prosegue l’esaltante finale di stagione della Fiorentina. Ho chiesto al mio amico Nardella da cosa potesse dipendere una tale involuzione. Lui: “E’ molto semplice. Kalinic è diventato grillino e Ilicic si è innamorato della Raggi”. Nardy non l’ha presa bene e, per questo, stasera sarò a cena da lui. Il vino lo porta Carrai, il petrolio Renzi.

10. Maxi Lopez ha preferito toccarsi le palle che stringere la mano a Icardi. A me capita lo stesso quando incontro in tivù Gasparri. A lunedì prossimo.

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