Luca ha 28 anni, è nato e cresciuto a Roma e, come molti dei suoi coetanei, si divide tra il lavoro e la passione per la musica. È un cuoco diplomato e un rapper di buon successo. Si è addirittura inventato un format televisivo di “cucina rap”, simile a quelli che negli USA coinvolgono Coolio e Snoop Dogg. Tutto normale, anzi… tutto piuttosto bello. Ma Luca oggi sta vivendo un incubo: quello di essere cacciato dall’Italia.

luca neves

Il motivo? Questo ragazzo è figlio di immigrati capoverdiani (lui ci tiene giustamente a sottolineare: immigrati pienamente in regola e che hanno pagato le tasse e i contributi per tutta la loro carriera lavorativa) e quindi è considerato uno straniero qui in Italia. E adesso affronta un’espulsione che lo rimanderebbe a Capo Verde, dove è stato soltanto una volta da bambino, in vacanza con i genitori. La notizia lo ha, comprensibilmente, distrutto. Si vede crollare il mondo intorno, tutte le certezze intorno a cui sta costruendo la sua vita sembrano a pezzi. Alterna momenti di rabbia ad altri di incredulità, ad altri di sconforto.

Luca ha sicuramente peccato di leggerezza nel sottovalutare quanto possa essere spietata la burocrazia. Innanzitutto si è presentato a chiedere la cittadinanza a 19 anni e non a 18 come avrebbe dovuto. Tre anni fa, quando a un controllo di routine gli è stato presentato un primo foglio di via, non gli ha dato il giusto peso, lo ha semplicemente ignorato. Errori gravi, senz’altro. Ma errori abbastanza gravi da essere cacciato dall’unico luogo che abbia mai chiamato casa?

Ultimamente io e Luca ci stiamo sentendo spesso. A volte la disperazione ha preso il sopravvento, le prime volte gli ho sentito dire che lo avrebbero buttato fuori soltanto in una bara, e speravo che non lo intendesse davvero. Ma, col passare dei giorni, una rete di solidarietà gli si sta costruendo intorno: c’è un’azienda pronta ad assumerlo, c’è un’amica disposta a sposarlo in modo da provare a “regolarizzarlo” in questo modo, ci sono avvocati ed associazioni che stanno provando a dargli una mano. Luca non vorrebbe affidarsi a trucchi e cavilli legali, ma la verità è che, al momento, è un immigrato clandestino senza documenti, di fatto recluso in casa per la paranoia continua di un controllo da parte delle forze dell’ordine. E al danno si aggiunge la beffa: gli hanno detto di provare a rivolgersi all’ambasciata italiana a Capo Verde, ma il problema è che l’ambasciata italiana a Capo Verde non esiste… dovrebbe andare a Dakar, in Senegal.

È chiaro che, dal mio punto di vista, mi augurerei una riforma legislativa per garantire la sicurezza a Luca e alle altre persone che si trovano nella sua stessa condizione. È chiaro che penso che i 45 anni di lavoro dei suoi genitori gli abbiano dato diritto non al semplice permesso di soggiorno ma alla cittadinanza piena, senza se e senza ma. Ma la verità è che su questa storia ho difficoltà ad argomentare oltre, la verità è che questa sconfitta dell’uomo di fronte alla burocrazia mi fa paura per la sua disumanità, per quanto è sottile il filo del “ci potevo essere io al suo posto”. Luca Neves è su Facebook: se la pensate come me mandategli un messaggio di solidarietà e di incoraggiamento.

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