Ha parcheggiato nel garage del club degli ufficiali di polizia di Masaken Barzeh, quartiere residenziale di Damasco, e si è fatta saltare in aria. Un’autobomba è esplosa nella capitale siriana, vicino a un mercato di frutta e verdura, e secondo fonti della stampa locale ha causato la morte di almeno dieci persone – tra le quali otto agenti – e il ferimento di altre 14. Online circola la rivendicazione dell’attacco da parte dell’Isis, ma tuttavia non è verificabile in maniera indipendente.

L’attacco terroristico, ha riferito il ministero dell’Interno, sarebbe stato messo a segno da un attentatore suicida. La tv di Stato parla di almeno 15 feriti, che sarebbero 20 per l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Il ministero dell’Interno ha dichiarato che il veicolo ha tentato di entrare nel club, ma è stato fermato. A quel punto l’autista ha fatto detonare le cariche. Il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel-Rahman, in dichiarazioni riportate dall’agenzia di stampa Dpa ha affermato che l’attentatore indossava la divisa della polizia.

Intanto non si arresta il flusso di profughi siriani. Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha parlato di circa 70mila rifugiati in arrivo se la campagna militare nei territori controllati dall’opposizione nel nordovest continuerà a questa intensità, ma ha assicurato che Istanbul non chiuderà le frontiere. Ieri, ha proseguito, erano “circa 30mila i siriani ammassati” al confine con la Turchia, dove sono fuggiti da un’offensiva lanciata dai soldati del regime di Damasco con l’aiuto della Russia nella regione settentrionale di Aleppo. Sotto pressione per mantenere i confini aperti, il premier turco ha spiegato che il suoi paese accoglierà i rifugiati se ne hanno bisogno, anche se la Turchia non può “farsene carico da sola”.

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