A caldo l’aveva detto Maria Elena Boschi. A freddo l’ha ribadito Matteo Renzi: “Sia benedetto l’Italicum“. Commentando nella sua enews il risultato del voto spagnolo, il premier ha affrontato l’argomento della difficoltà di formare un governo cui Mariano Rajoy, leader del Partito Popolare e vincitore delle elezioni, andrà incontro: “E’ la Spagna di oggi, ma sembra l’Italia di ieri – scrive il premier – ora abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero: ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. Stabilità, buon senso, certezze. Punto”.

Uno spunto, quello spagnolo, per lanciare una nuova stoccata all’Europa dell’austerità. “Come già accaduto in Grecia e in Portogallo – argomenta Renzi – i governi che applicano rigide misure di austerity accompagnate magari anche da risultati positivi di crescita (ma crescita jobless, cioè senza aumento dei posti di lavoro) sono destinati a perdere la maggioranza”. “La ricetta economica che è stata pensata in questi anni dall’Europa – prosegue – non aiuta i cittadini e paradossalmente punisce chi la esegue. Questo è un punto molto interessante. L’anno scorso, praticamente da soli, durante il nostro semestre, abbiamo ottenuto la flessibilità per un totale di un punto di pil (da noi oltre 16 miliardi di euro)”.

Anche se, in tema di flessibilità richiesta e ottenuta, la cronaca racconta una realtà diversa. Martedì 17 novembre la Commissione europea ha dato un ok a metà alla manovra “espansiva” firmata Renzi-Padoan che contiene richieste in tema di flessibilità: secondo Bruxelles è a “rischio di non conformità” con le regole del patto di Stabilità e Crescita e di “una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento richiesto” per raggiungere gli obiettivi di bilancio di medio termine per il 2016. L’ammissibilità della flessibilità richiesta dall’Italia sugli investimenti, le riforme e i migranti sarà valutata in primavera.

Ma, al di là delle voci fatte trapelare al vertice Ue circa una “vivace discussione” con Angela Merkel, Renzi tiene a precisare: “Io non faccio una battaglia contro l’Europa, a differenza di quello che scrivono alcuni commentatori. Io faccio una battaglia per l’Europa. Ma l’Europa del sociale, della cultura, dell’innovazione, dell’occupazione. Non solo l’Europa dei numeri, dei parametri, dei vincoli. Tutto qui. Così facendo difendo l’interesse dell’Italia, certo. Ma difendo anche la dignità dell’Europa”.

Il voto spagnolo, intanto, ha avuto ripercussioni sulle Borse. L’incertezza politica punisce la piazza di Madrid: in avvio l’indice Ibex 35 fa uno scivolone del 2,5% mentre lo spread sui titoli di Stato decennali sale all’1,8% ai massimi dal 17 novembre. Turbolenze anche nelle maggiori piazze europee che, dopo un avvio in salita hanno imboccato con più decisione la via della risalita: Francoforte (+1,3%) guida i rialzi seguita, da Londra (+0,7%) e da Milano (+0,5%) e Parigi (+0,4%) Bene intonati auto e tecnologici (indici Dj Stoxx +1,5%).

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