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Balconear, primear, ma anche corruzione, creato, denaro, giubileo, immigrato, indifferenza, misericordia, mondanità e umorismo. Sono solo alcune delle 50 parole chiave del pontificato di Jorge Mario Bergoglio raccolte e spiegate ne Il vocabolario di Papa Francesco (Elledici) curato dal salesiano Antonio Carriero. Dai suoi ormai celebri “buongiorno” e “buonasera”, alle sue denunce contro la “mondanità spirituale”, la corruzione, dentro e fuori la Chiesa, con gli adoratori della “santa tangente” fino all’ormai imminente Giubileo straordinario della misericordia.

I primi tre anni di pontificato di Francesco vengono riletti da 50 giornalisti e scrittori attraverso altrettante parole chiave di Bergoglio. “Il Vocabolario – annota il curatore – esce in un periodo di grande sofferenza, ma non certo di sconfitta, di Papa Francesco dopo il furto di documenti riservati della Santa Sede e la successiva pubblicazione in due libri. Quelle ‘parole’ trafugate, che nulla hanno a che fare con il lessico di vita e di fede di Bergoglio, sembrano fare più rumore di una ‘foresta che cresce’“.

Per Carriero “questo Vocabolario ha voluto invece ‘trafugare’ al Papa la parole più belle che dall’inizio del suo pontificato a oggi ha regalato alla Chiesa e al mondo in diverse occasioni. Per dirla con una battuta scanzonata che mi ha rivolto Guido Mocellin: ‘Adesso sì che gliele suoniamo agli autori di Avarizia e Via crucis: loro sono in due, noi invece in cinquanta’”. In realtà il modo di comunicare di Francesco, fatto di gesti altamente significativi prima ancora che di parole, merita davvero di essere studiato con attenzione. “Un linguaggio diretto e informale e il valore iconico – sottolinea nella prefazione al Vocabolario il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin – sono stati subito trasformati in emblemi e in simboli sui mezzi di comunicazione di massa. In effetti, lo stile di comunicazione di Papa Bergoglio esprime una profonda novità, registrata anche dagli studiosi dei linguaggi dei media”.

Per il porporato “questa forza comunicativa non è frutto di studiate tecniche di comunicazione. La sorgente della sua efficacia sta nell’autenticità evangelica, nella sua consonanza alla natura stessa della Chiesa e all’agire che le conviene. Anche le espressioni brevi e dense a cui Papa Francesco ci ha abituato fin dall’inizio (pensiamo al ‘Dio spray’ o alla Chiesa che non deve essere una ‘babysitter’) sono più che mai adatte alla comunicazione dei nuovi media, poiché riescono a condensare in poche parole di forte impatto temi di ampia trattazione”.

Le parole di Bergoglio, novello san Francesco chiamato “quasi dalla fine del mondo”, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, a riparare la Chiesa in rovina, sono davvero la chiave speciale per scoprire il significato più autentico dell’azione del Papa latinoamericano. Ma esse senza i gesti forti di questo pontificato sono spente: l’apertura della porta santa della cattedrale di Bangui nella Repubblica Centrafricana, l’abbraccio con il rabbino e il musulmano sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme, l’incontro per la pace in Terra Santa con i presidenti israeliano e palestinese in Vaticano, lo storico viaggio a Cuba e negli Stati Uniti per celebrare il disgelo tra i due Paesi. Segni accompagnati da parole importanti come quelle dei discorsi pronunciati al Congresso americano, primo Pontefice a parlare in quel consesso, e all’Onu. Le parole di Francesco che rivivono nel Vocabolario, che sarà presentato il 17 dicembre prossimo a Radio Vaticana, sono destinate davvero ad abbattere muri e a cambiare la storia. Nonostante i tanti nemici, parola assente nel libro curato da Carriero, che pure lo aspettano al varco.

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