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In questo scorcio di fine estate arriva la notizia della morte di un paziente a cui avrebbero, nel Presidio Ospedaliero Andrea Tortora di Pagani, scambiato la cartella clinica. Una diagnosi di tumore su referto di un altro paziente. La prescrizione di un ciclo di chemioterapia non necessaria che abbassò le difese organiche esponendolo a complicanze importanti.
Purtroppo scambiare le cartelle cambia la salute come accadde ad aprile nel Regno Unito dove una infermiera di 39 anni fu sottoposta ad asportazione totale di entrambi i seni dopo aver visionato gli esami e la cartella clinica che apparteneva ad un’altra donna.

Nel Regno Unito, come in Italia, da tempo si studia una digitalizzazione delle informazione e dei dati sanitari.
In entrambi i Paesi però si continua, a mio parere, a sbagliare strada. Si cerca un sistema centralizzato di archiviazione e gestione, con perno in mano a istituzioni o società ad esse collegate (vedi Lombardia Informatica) invece di dare la gestione, l’archiviazione e la scrittura diretta di dati, esami clinici o ricoveri per trattamenti clinici o chirurgici agli operatori sanitari ma con presenza fisica del cittadino-paziente.

Sarà lui, e la sua impronta digitale, che aprirà il suo diario della salute che verrà chiuso dopo la dimissione da qualunque accesso sanitario pubblico o privato e collaterale, ma collegato, come la farmacia. Sia esso solo o inerte, come succede in caso di accesso al pronto soccorso, gli operatori sanitari potranno semplicemente alzando il dito in qualunque parte del mondo accedere alle sue informazioni di salute e di malattia.

Solo History Health va oltre le divisioni territoriali che in Italia si manifestano semplicemente con lo spostamento di qualche chilometro. Basta cambiare Regione che i dati non vengono letti. con history health la nostra salute viaggia con noi, come il nostro dito. In questo modo nessuno potrà modificare il nostro diario della salute se non in nostra presenza. Nessuno potrà leggere gli esami di altri, con una maggiore garanzia della privacy. “Una bella rivoluzione” come ha detto il Direttore Operativo di Lombardia Informatica. “Chiaro e semplice” come ha detto il Garante della privacy. Se venisse applicato. Vorrei far giungere questo mio scritto al presidente del Consiglio e al ministro della Salute, ma non ho voce a sufficienza e nemmeno muscoli per oppormi ai grandi interessi economici che la gestione dei dati sanitari nasconde.

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