Come si nutre la speranza in una terra come la Sicilia dove governanti e governati fanno a gara per fartela perdere? Con delle pillole di speranza: ve ne racconto una.
Qualche anno fa diedi una mano a due studenti universitari attivi nel campo degli stage presso aziende italiane ed europee. Uno di questi, Luigi Giordano ora ingegnere, mi ha contattato recentemente per un evento che stava organizzando ad agosto a Gangi riunendo start up e imprese del territorio. La scelta di Gangi non poteva essere più casuale: si era fidanzato con una ragazza di questo paesino incantevole delle Madonie e aveva colto un “potenziale” da valorizzare, soprattutto sul tema della riscoperta dei grani antichi. Ne parla con il sindaco, autore di una fortunata rivalutazione del centro storico con più di un centinaio di abitazioni cedute a “forestieri” in cambio dell’impegno a ristrutturarle, e questi gli mette a disposizione la sala consiliare con il supporto della locale Pro Loco.
Nasce così il Madonie Blast Day, un evento dichiaratamente esplosivo: una mattinata scandita da 40 interventi da 4 minuti ciascuno con slide tecniche e video emozionali e un dopo pausa pranzo per annodare reti su interessi comuni. C’è chi si é votato ai grani antichi (Tumminia, Perciasacchi, Russello, Nero delle Madonie, ecc.) recuperando un patrimonio genetico quasi dimenticato nelle stazioni di granicoltura, chi ha recuperato invece molini antichi in pietra (rigorosamente Ferté) da tempo abbandonati, chi ha messo su piccoli pastifici votati a produzioni di qualità e biologiche, chi si é dedicato alla trasformazione del latte in derivati biologici secondo la tradizione, chi all’ape nera sicula, chi alle aromatiche, chi agli antichi fruttiferi, chi al melograno, chi alla birra artigianale prodotta interamente in loco, chi alle lumache, chi alla distribuzione, sia tradizionale che tramite e-commerce, di tutto questo ben di dio, chi allo smaltimento in chiave dì sostenibilità e di produzione energetica degli scarti di lavorazione (dalla lana delle pecore alla trebbiatura), chi alle tematiche di sistema (dalle aree interne alla creazione di hub delle varie filiere, ai contratti di rete), chi ai test genetici per certificare la tracciabilità dei prodotti alimentari a tutela sia del produttore che del consumatore.
Spero di non aver dimenticato nessuno, ma quello che vorrei sottolineare è che in tutta l’intensa giornata si è respirata, pur tra persone che in gran parte non si conoscevano, un’aria di totale condivisione di una stessa visione fatta di tanta passione, amore per il territorio, valori etici di rispetto per l’ambiente e per la salute delle persone assieme all’adozione di moderne tecnologie digitali per informarsi, farsi conoscere e creare rete.
Concludo con un video estremamente interessante ed emozionante sul faticoso lavoro di recupero e reintroduzione di alberi fruttiferi quasi dimenticati dopo quell’invasione di colture intensive che dagli anni ’70 ha compromesso la biodiversità e il sapere gastronomico con notevoli danni per il territorio e anche per la salute: sono personalmente testimone di quanto sia salutare abbandonare o limitare fortemente zuccheri e farine raffinate.