I Pesenti cedono il passo: la tedesca HeidelbergCement comprerà Italcementi dalla famiglia italiana che ha in mano il gruppo bergamasco da quasi un secolo. La notizia, riportata dal Financial Times, è stata confermata dai due gruppi nella serata di martedì 28 luglio. Il gigante teutonico ha confermato in una nota di aver raggiunto l’accordo per l’acquisizione del 45% del gruppo in mano ai Pesenti tramite la holding Italmobiliare. Il prezzo fissato è di 10,6 euro ad azione, il 70,6% in più del prezzo medio ponderato del titolo Itacementi in Borsa negli ultimi tre mesi, per un valore complessivo di 1,67 miliardi.

“Un imprenditore sa che l’importante è garantire lo sviluppo futuro dell’attività più che arroccarsi nella continuità del controllo dell’azienda”, è stato il commento di Giampiero Pesenti, presidente di Italmobiliare che venderà la quota di maggioranza per poi comprarsi il 4-5% del nuovo gruppo italo-tedesco tramite un aumento di capitale riservato. Al netto dell’investimento nelle nuove azioni, quindi, l’incasso per la famiglia italiana è compreso tra 900 milioni e 1,1 miliardi di euro. Mentre per gli altri soci del gruppo cementifero è in arrivo un’Offerta pubblica di acquisto obbligatoria sul restante 64% del capitale che costerà ai tedeschi 3,6 miliardi di euro. Considerato che HeidelbergCement si accollerà anche oltre 2 miliardi di debiti del gruppo italiano, l’operazione finanziata attraverso un finanziamento ponte di 4,4 miliardi fornito da un consorzio di banche, ha controvalore complessivo superiore a 7 miliardi di euro. La chiusura dell’operazione è soggetta all’approvazione da parte delle autorità garanti della concorrenza, in particolare in Europa e negli Stati Uniti, e si prevede che si avverrà durante il 2016.

Italmobiliare è stata per decenni uno degli snodi della finanza italiana e la famiglia Pesenti è stata tra i protagonisti di quei salotti che molti, in primis l’erede di Giampiero, Carlo Pesenti, negli ultimi anni hanno dato per morti. Pur avendo limato le sue partecipazioni nei salotti negli ultimi due anni, la holding di famiglia ha ancora quote nel mondo bancario (lo 0,14% di Unicredit, l’1,563% di Mediobanca ed il 2,90% di Banca Leonardo) e in quello editoriale (1,937% di Rcs, 29,37% della Gazzetta del Sud, 7% dell’Eco di Bergamo) oltre che nell’energia come in Burgo di cui detiene l’11 per cento. Quanto a Italcementi, fondata nel 1864, ha una capacità produttiva di 60 milioni di tonnellate l’anno, ed è il quinto produttore al mondo. A novembre nel suo impianto di Rizzato, nel bresciano, era arrivato in visita anche Matteo Renzi. Dal canto suo HeidelbergCement, che prende il nome dalla città tedesca in cui ha sede, occupa 70.000 lavoratori, e produce 78 milioni di tonnellate l’anno ed è quotata a Francoforte. Il gruppo ha decine di impianti tra Europa, Asia, Nordamerica, Africa, e dal 2006 in Asia. Capitalizza 13,32 miliardi di euro.

In un report dello scorso aprile, Natixis aveva previsto il matrimonio Italcementi-Heidelberg come unica possibile risposta alla fusione tra Holcim e Lafarge. Natixis però fissava al 2016 l’operazione, che invece sembra aver subito un’accelerazione molto repentina. La possibile ripresa del mercato italiano, secondo il report era uno dei grandi motivi di questa operazione, ma non solo. Difatti la forte presenza di Italcement nei mercati emergenti, ad esempio nel Nord Africa, rende molto compatibili le due società. Che del resto si conoscono bene, avendo un rapporto di collaborazione dal 2008 per l’uso di alcuni brevetti Italcementi. Heidelberg solo lo scorso 10 giugno, durante il Capital Markets Day aveva indicato che dei circa 8,8 miliardi di cash flow cumulati entro il 2019, ben 3,3 miliardi sarebbero andati alla fusioni ed acquisizioni.

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