Nel 2001 si nascose in un furgone che portava via la biancheria sporca. Oggi è scivolato fuori grazie a un tunnel scavato nella sua cella. Evasioni da film che “El Chapo“, però, riesce a mettere a segno con semplicità, probabilmente grazie anche a qualche mazzetta. Il capo del temuto Cartello messicano di Sinaloa, Joaquin Guzman Loera, alias “il tarchiato”, ha realizzato per la seconda volta l’impresa impossibile, il sogno di ogni detenuto: è fuggito dalla prigione di massima sicurezza di Altiplano, nella città di Almoloya de Juárez, circa 90 km a ovest di Città del Messico. A renderlo noto è stata la Commissione per la sicurezza, spiegando che la caccia all’uomo è scatta nell’area circostante al penitenziario e che i voli nel vicino aeroporto di Toluca sono stati sospesi.

“Dopo aver notato l’assenza di Guzman dalla cella grazie al sistema di videosorveglianza, le guardie hanno attivato l’allarme evasione. E’ stato poi trovato un tunnel di 50×50 cm e di un metro e mezzo di profondità, con ventilazione e luce, che portava ad un condotto verticale di 10 metri di profondità”, ha dichiarato alla stampa Monte Alejandro Rubido, responsabile della sicurezza messicana. “Questo – ha aggiunto Rubido – portava a sua volta a un tunnel lungo 1.500 metri”. E alla libertà di “El Chapo”.

Il re del narcotraffico era stato arrestato il 22 febbraio 2014 dalla marina messicana, dopo una latitanza dorata lunga tredici anni. La sua cattura avvenne in un hotel di Mazatlan, a circa 200 km da Culiacan, capitale dello stato di Sinaloa, mentre stava partecipando a una festa insieme alla moglie, l’ex miss Emma Coronel, e alle figlie gemelle. Guzman da anni era la primula rossa in cima alla lista degli uomini più ricercati dalla Drug Enforcement Administration americana (Dea). Sulla sua testa c’era una taglia da cinque milioni di euro. Una cifra che potrebbe avere invogliato qualcuno a tradirlo. “El Chapo” era già riuscito ad evadere nel 2001. Anche quella volta fu un’evasione da manuale: uscì dalla prigione di massima sicurezza di Puente Grande dalla porta principale, nascosto in un furgone della biancheria sporca. Una fuga che gli evitò la condanna a 20 anni di carcere.

Il Cartello di Sinaloa è tra i più sanguinari tra quelli che combattono la guerra della droga in Messico. Il regno di Guzman era esteso negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Europa. La sua organizzazione è stata la prima con una struttura criminale-imprenditoriale. E la prima a gestire direttamente la raccolta, il traffico e la distribuzione della cocaina, della metanfetamina e della marijuana che dal Sud e dal Centro America sbarca nei mercati di tutto il mondo. “El Chapo” è stato il primo a scardinare il monopolio dei narcos colombiani e a impadronirsi del traffico di droga che viaggia sulle rotte americane. Ha un patrimonio che si aggira intorno al miliardo di dollari. E un camposanto sulla coscienza: ha ammesso di aver ucciso “due o tremila persone.

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