E’ oramai a tutti chiara la portata e natura politica della sfida in atto tra Grecia e organismi ademocratici (se non antidemocratici) che sono stati posti a dirigere il mondo dalla casta dei finanzieri internazionali. La vera posta in gioco è l’indispensabile ulteriore punizione che si vuole infliggere a un popolo “colpevole” di essersi ribellato ai diktat di chi vede nella massimizzazione delle rendite finanziarie l’unico imperativo categorico cui vanno subordinati diritti umani, ambiente, giustizia, sovranità, democrazia e dignità delle persone.

Da qui discende l’intento prevaricatorio della Merkel, cui si accodano come obbedienti cagnolini Hollande, Renzi, Rajoy e altri. Il rifiuto di negoziare con il governo greco e la volontà arrogante di rompere il tavolo delle trattative derivano dall’intento palese di umiliare a un tempo il governo e il popolo greco. E sì che quest’ultimo ha dovuto subire negli ultimi anni le conseguenze delle politiche neoliberiste che hanno determinato nel Paese disoccupazione, miseria e annullamento di essenziali servizi pubblici, svendita di beni comuni. Da tempo il capitale finanziario internazionale ha scelto la Grecia come luogo delle proprie sperimentazioni antiumane. Scelta che assume anche un preciso valore simbolico, dato che la Grecia viene unanimemente ritenuta la culla della democrazia.

E’ proprio con la democrazia che la vogliono fare finita Merkel & C. Per questo, bloccando ogni possibile negoziato e respingendo al mittente le richieste più che ragionevoli del governo Tsipras, puntano sul terrorismo psicologico dei media, ancora in mano, anche in Grecia, al grande capitale, per spaventare la gente, inducendola, con il ricatto spudorato e la minaccia di un futuro ancora peggiore del pessimo presente, a votare sì alle inaccettabili proposte della Trojka.

Falsando il piano del dibattito costoro vorrebbero far credere ai greci che in discussione è l’adesione del Paese all’Unione europea. Non è così. Il governo Tsipras è in realtà oggi l’unico governo europeo ad avere ben chiaro quale debba essere il senso dell’Unione, per recuperare il quale occorre beninteso spazzare via i suoi attuali governanti. A ben vedere è proprio questo che temono questi ultimi. Sono perfettamente consapevoli che la vittoria di Syriza alle elezioni politiche greche è solo il primo passo verso un risveglio di tutti i popoli europei, di ogni parte dell’Europa, verso la cacciata in malo modo degli attuali irresponsabili burattini della finanza internazionale e la loro sostituzione con una nuova classe dirigente che sia effettiva espressione del popolo europeo.

Per questo falsano il piano del dibattito. Per questo Renzi si affanna a strillare che la posta in gioco del referendum in Grecia è l’euro o la dracma. Non è così. Vero è che occorrono sostanziali correzioni nelle politiche economiche e monetarie dell’Unione per consentire la stessa sopravvivenza dell’euro, della cui fine il Grexit costituirebbe indubbiamente solo la prima tappa.

Sono invece in discussione le politiche da portare avanti. Per questo il Fondo monetario internazionale della burocrate d’oro Lagarde si è scagliato, definendole “velleitarie“, contro le proposte del governo greco di inasprire il trattamento fiscale dei ricchi e di colpire gli evasori. Eppure il problema dell’evasione fiscale è globale, come dimostra l’illuminante servizio di Nicholas Shaxson sull’ultimo numero di Internazionale relativo ai paradisi fiscali, da cui emerge fra l’altro che la ricchezza custodita in tali luoghi e sottratta pertanto ad ogni possibile imposizione ammonta attualmente a ben 7.600 miliardi di dollari. Abbastanza soldi per salvare il pianeta dal degrado ecologico e consentire una vita degna a tutti i suoi abitanti, nessuno escluso.

Costoro odiano la gente, odiano il popolo, odiano la democrazia. Pe questo diffondono sondaggi falsi approfittando della loro posizione dominante in seno all’informazione. Per questo è importante prendere coscienza di quanto sia importante sconfiggerli, eliminare il loro potere, recuperare le risorse di ogni genere che sottraggono al bene e al controllo comune e metterli definitivamente in condizione di non nuocere. Il referendum di domenica in Grecia è un primo passo in questa direzione. Altri analoghi referendum andranno organizzati in Italia e in tutti i Paesi europei per ridare un senso alle parole fondanti della nostra civiltà oggi a rischio.

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