Cinema

Going Clear, il docufilm su Scientology: da John Travolta a Tom Cruise le storie degli adepti e degli ex

Una carrellata di facce note dei fedeli del culto, di testimoni altrettanto popolari che si sono pentiti, almeno tre ex guru della setta, e il regista Paul Haggis (Crash), per un lavoro d’inchiesta molto dettagliato sull’ascesa, i guai e l’incredibile tenacia con cui Ron Hubbard e soci abbiano evitato di pagare tasse al fisco americano per decenni

di Davide Turrini

Superpoteri, alieni che sono stati sulla terra milioni di anni fa e si sono reincarnati in esseri umani, gente che esce dal proprio corpo e ne “cura” altri con un marchingegno chiamato E-Meter, fiumi e fiumi di donazioni in dollari e celebrità hollywoodiane che sorridono. Tranquilli non siamo in un film di fantascienza ma nell’ultraterreno mondo di Scientology raccontato nel documentario Going Clear: Scientology and the prison of belief, in uscita nelle sale per Lucky Red il 25 giugno 2015 e che ha avuto la sua seguita anteprima italiana al Biografilm Festival di Bologna.

Una carrellata di facce note dei fedeli del culto (John Travolta, Tom Cruise), di testimoni altrettanto popolari che si sono pentiti, almeno tre ex guru della setta, e il regista Paul Haggis (Crash), per un lavoro d’inchiesta molto dettagliato sull’ascesa, i guai e l’incredibile tenacia con cui Ron Hubbard e soci abbiano evitato di pagare tasse al fisco americano per decenni. Chiaro che imbarcandosi nella trasposizione più o meno pedissequa del saggio omonimo scritto da Lawrence Wright qualche pregiudizio sociale e culturale su una pseudo chiesa oramai nata negli Usa da almeno 50 anni non poteva che esserci; altrettanto certo è che le testimonianze raccolte e montate da Gibney paiono essere il manifesto di un cinema-verité su uno dei più inquietanti e manipolatori cartelli di una fede pagana che mira al sodo: la soddisfazione del successo personale.

In uscita nelle sale per Lucky Red il 25 giugno 2015 e che ha avuto la sua seguita anteprima italiana al Biografilm Festival di Bologna

“Dopo che mi sono affidato a Scientology tutti i provini sono andati bene”, spiega Travolta. Haggis e Cruise paiono poi confermare: tanto che il primo rimarrà affrancato alla “religione” di Hubbard per 35 anni e l’altro, almeno a detta dei superpentiti del film, si è separato dalla Kidman e si è rifidanzato su suggerimento e imposizione dell’erede di Hubbard, David Miscavige. Il racconto di Gibney inizia come approfondimento storico sulla nascita di Scientology e sulle bizzarrie di quel Ron Hubbard che scriveva centinaia di romanzetti sci-fi per sbarcare il lunario negli anni cinquanta e poi si ritrova grazie al successo mondiale del libro Dynamics a vender soluzioni psicoanalitiche ed entità aliene per star e gente comune, purché disposte a pagare per stare al gioco e a farsi pagare poco nel proprio volontariato, come fosse un allucinato Sigmund Freud californiano. “Se c’è un uomo che non crede di essere matto, è un matto”, spiega Hubbard in uno dei rari spezzoni degli anni sessanta in una mise che ricorda più che altro gli strampalati antagonisti di Batman nella storica serie tv.

Successivamente si passa al periodo d’oro, quello dello “sballo senza droga”, dove seguono da vicino Hubbard i Leonard Cohen, Priscilla Presley, Rock Hudson e decine di altri attorini o presunti tali. Ma anche il periodo dell’IRS, l’ufficio tasse americano, che reclama i versamenti. Solo che Scientology riuscirà sempre ad evitare la gabella facendosi passare per “religione”, quindi esentasse, anche quando lo stato Usa gli scatena addosso decine di ingiunzioni e di agenti del fisco, e la ditta Hubbard/Miscavige scatena a sua volta addosso a loro l’inferno di migliaia di avvocati che spediscono migliaia di ricorsi. Risultato? L’IRS si ritira e li lascia in pace. Nel frattempo Hubbard si era ritirato a fare il lupo di mare, o più semplicemente fuggito per paura di un arresto, con le sue truppe navali di Sea Org e a navigare per i mari del mondo.

Un racconto sulla nascita di Scientology e sulle bizzarrie di Ron Hubbard che scriveva di romanzetti sci-fi per sbarcare il lunario

 

Qui siamo sul ponte dell’imbarcazione di The Master, il film di P.T. Anderson per intenderci, dove inizia per davvero l’ipnosi collettiva non necessariamente delle star ma della povera gente, e dove, secondo i pentiti del documentario di Gibney, iniziano a svilupparsi tutti quei metodi di violenza e sopraffazione (gente buttata a mare, per capire) per coloro i quali non rispettano le regole di Scientology o più semplicemente se ne vogliono andare. Un metodo coercitivo che negli anni ottanta e novanta diventerà di schiaffi, prove sadiche, puliture dei cessi con la lingua per chi la vuol far finita con la nuova religione. Ad oggi gli adepti sembrano essersi ridotti a poco più di 50mila, quando nel passato le cifre e l’influenza socio-culturale sembrava più forte.

Fatto sta che Gibney dopo aver proiettato al Sundance 2015 il suo documentario è stato minacciato, spiato e denigrato da Scientology che si è perfino spinta a comprare intere pagine dei più grandi quotidiani Usa per contrastarne tesi, antitesi e sintesi filmate. Gibney, tra l’altro ha vinto un Oscar per Taxi to the dark Side (2007).

Il trailer

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