Da MacDonald’s a Coca Cola. Da Visa a Hyundai, fino a Sony e ad Adidas. Dopo lo scandalo degli arresti della Fbi a Zurigo (in manette mezza dirigenza Fifa), la satira si è divertita a modificare i loghi dei principali sponsor della massima organizzazione mondiale di calcio diretta da Sepp Blatter. Ecco come.
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- 06:53 - Siria, Iran ha perso tutta la rete e ora torna Trump: Teheran punta sul nucleare?
Washington, 10 dic. (Adnkronos) - Con il crollo del regime di Bashar al-Assad in Siria è andata in frantumi quella rete di proxy e Paesi alleati su cui l'Iran in questi anni aveva investito miliardi di dollari e attraverso la quale esercitava influenza politica e militare in Medio Oriente.
Tutti i pilastri su cui quel sistema poggiava, da Assad agli Hezbollah libanesi fino a Hamas, sono usciti di scena oppure sono stati devastati a livello militare da Israele. Del vecchio 'Asse della resistenza' restano in piedi solo gli houthi in Yemen e le milizie sciite in Iraq, ma la capacità di deterrenza della Repubblica islamica appare compromessa al punto che molti osservatori scommettono ora su un'accelerazione del suo programma nucleare.
La caduta di Assad è l'ultima catastrofe strategica che costringerà l'Iran a ripensare la sua politica di sicurezza. E proprio mentre si avvicina il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con il rischio che torni ad esercitare quella politica di "massima pressione" nei confronti della Repubblica islamica che aveva caratterizzato il suo primo mandato.
La reazione a catena innescata dai fatti del 7 ottobre ha provocato un cambiamento radicale paragonabile per l'Iran solo all'intervento americano in Iraq del 2003. Ma mentre allora la caduta di Saddam Hussein rappresentò un'opportunità, questa volta Teheran è in una posizione di svantaggio al punto che il Council on Foreign Relations, come sottolinea il Wall Street Journal, parla di una delle "battute d'arresto più gravi" per la Repubblica islamica dalla guerra con l'Iraq degli anni Ottanta.
"La Repubblica islamica pensava che l'attacco di Hamas del 7 ottobre fosse un punto di svolta nella storia. È vero, ma nella direzione completamente opposta a quella che sperava - ha affermato Ali Vaez, direttore dell'Iran Project dell'International Crisis Group - I pezzi del domino sul fronte occidentale sono caduti uno dopo l'altro".
Come fa notare il Royal Institute of International Affairs, la fine del regime di Assad rappresenta per gli ayatollah la perdita del loro "ponte terrestre" verso il Mediterraneo orientale, ma anche un 'buco' economico. Solo nel 2023, la Siria ha importato quasi 40 milioni di barili di petrolio dall'Iran, la cui economia è in ginocchio da anni per le sanzioni.
Ancora più importante, la Siria aveva permesso all'Iran di accedere via terra a Hezbollah, il fulcro del suo Asse della resistenza, che grazie al sostegno di Teheran è diventato l'attore non statale meglio armato al mondo. "Non esiste Asse di resistenza senza accesso a Hezbollah", ritiene Vaez.
Teheran ha già manifestato l'intenzione di voler mantenere la sua influenza nel Paese arabo, chiedendo la formazione di un governo che rappresenti tutti. I primi segnali dalla Siria post-Assad, tuttavia, non sono stati amichevoli. Molti siriani ritengono responsabile Teheran, insieme a Hezbollah, dell'oppressione di Assad. Non a caso subito dopo il loro ingresso a Damasco, le fazioni armate hanno risparmiato l'ambasciata russa mentre hanno saccheggiato quella iraniana.
Per Sam Heller, un esperto di Siria presso il think tank Century International, sebbene il futuro del Paese arabo sia ancora molto incerto, è improbabile che qualsiasi leadership emerga "sosterrà gli obiettivi dell'Iran nel modo in cui faceva il governo nazionale siriano controllato da Assad".
La sconfitta in Siria e la rimozione di Hamas e Hezbollah come minacce immediate per Israele hanno ridotto pesantemente la deterrenza che l'Iran aveva contro gli attacchi israeliani. All'inizio di quest'anno lo Stato ebraico ha lanciato due ondate di attacchi aerei diretti contro l'Iran che hanno colpito strutture militari e distrutto sistemi di difesa aerea forniti dalla Russia.
L'Iran è alle prese con questo nuovo scenario di sicurezza in un momento in cui la sua leadership sta invecchiando, con la Guida Suprema, Ali Khamenei, che ad aprile compirà 86 anni. Molti analisti hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che potrebbe accelerare il suo programma nucleare per ripristinare un certo livello di deterrenza contro gli attacchi stranieri.
Per il Cfr, il valore della deterrenza nucleare è aumentato in Iran che, sebbene non possieda ancora armi atomiche, ha incrementato la sua capacità di arricchire l'uranio a livelli vicini a quelli utilizzabili in breve tempo per scopi militari. Da mesi i funzionari iraniani dibattono se aumentare i propri sforzi nucleari e riconsiderare l'impegno preso con una fatwa da Khamenei di non dotarsi di armi di distruzione di massa.
- 00:10 - Siria, al-Jawlani: "Mondo non ha nulla da temere". Il monito di Israele
(Adnkronos) - Il mondo "non ha nulla da temere" dalla nuova Siria. Il messaggio rassicurante arriva da leader del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), Mohammed al Jawlani, che dopo il crollo del regime di Assad appare intenzionato ad aprire una nuova era di dialogo. ''Le paure sono inutili, se Dio vuole. La paura derivava dalla presenza del regime di Assad'', dice Jawlani, intervistato da Sky News. La nuova Siria si colloca in un quadro profondamente cambiato negli ultimi mesi: 'Lla fonte delle nostre paure proveniva dalle milizie iraniane, da Hezbollah e dal regime che ha commesso i massacri a cui stiamo assistendo oggi''. Ma ''non verrà permesso un ritorno al panico'', garantisce.
Il leader della rivolta che ha portato alla deposizione di Assad assicura che ''la Siria verrà ricostruita. Il Paese si sta muovendo verso lo sviluppo e la ricostruzione. Sta andando verso la stabilità. La gente è esausta per la guerra. Quindi il Paese non è pronto per un'altra guerra e non ci entrerà", aggiunge.
Il paese vive giorni complessi ed è alla ricerca di un precario equilibrio. Promette ''calma e stabilità'' il primo ministro ad interim, Mohammed al-Bashir, chiamato a favorire la transizione verso la svolta piena. Nel corso della prima intervista rilasciata dopo la nomina, all'emittente al-Jazeera, afferma che dopo 13 anni di guerra ''adesso è il momento che il popolo goda di calma e stabilità''.
Il "governo di transizione avrà una durata di tre mesi", fino al prossimo marzo, ha annunciato lui stesso in un video diffuso dall'opposizione siriana dopo aver spiegato di aver incontrato i membri dell'ex governo di Bashar al-Assad per organizzare ''la fase di transizione dei prossimi due mesi'' fino a quando non avremo ''un ordine costituzionale al servizio del popolo siriano''.
"Abbiamo invitato i membri del vecchio governo e alcuni direttori dell'amministrazione di Idlib e delle aree circostanti per facilitare tutti i lavori necessari per i prossimi due mesi, finché non avremo un sistema costituzionale in grado di servire il popolo siriano", dice al-Bashir.
E mentre Mosca conferma che Assad è in Russia ("E' al sicuro e questo dimostra che la Russia agisce come necessario in queste situazioni straordinarie'', ha affermato il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov), Israele fissa paletti precisi: "Chiunque segua le orme (del presidente deposto Bashar, ndr) al-Assad finirà come lui".
"Non permetteremo a un'entità terroristica islamica estremista di agire contro Israele da oltre i suoi confini. Faremo di tutto per rimuovere la minaccia", è il monito rivolto alle nuove autorità siriane dal ministro israeliano della Difesa, Israel Katz.
A stretto giro arrivano anche le parole del premier Benjamin Netanyahu, più distensive: ''Israele vuole relazioni diplomatiche con il nuovo regime in Siria''. Ma, in un videomessaggio condiviso sui social, anche il primo ministro avverte: ''Se questo regime consente all'Iran di stabilirsi in Siria e di trasferire le armi, pagherà un prezzo elevato".
L'esercito israeliano negli ultimi giorni ha condotto circa 480 attacchi aerei in 48 ore contro obiettivi militari strategici in Siria: "L'Idf ha colpito la maggior parte delle riserve di armi strategiche in Siria, impedendo che cadessero nelle mani di elementi terroristici", la nota del'esercito. Tra gli obiettivi c'erano 15 navi militari, batterie antiaeree e siti di produzione di armi in diverse città.
"Le Idf hanno operato in Siria negli ultimi giorni per colpire e distruggere capacità strategiche che minacciano lo Stato di Israele. La Marina ha operato con grande successo per distruggere la flotta siriana", le informazioni diffuse da Katz, durante una visita alla base nave di Haifa all'indomani dei raid che hanno preso di mira il porto siriano di Latakia.
Sullo sfondo, il ruolo degli Stati Uniti, tra la disponibilità mostrata dal presidente uscente Joe Biden a collaborare con la nuova leadership siriana e la posizione più defilata di Donald Trump, convinto che gli Usa non debbano farsi trascinare in una 'battaglia' che non li riguarda.
Per ora, le truppe americane presenti in Siria non si muoveranno, dice il vice consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jon Finer. "Quelle truppe sono lì per una ragione molto specifica e importante, non come una sorta di merce di scambio", spiega Finer. Le truppe statunitensi ''sono lì ormai da quasi un decennio o più per combattere l'Isis'' e ''siamo ancora impegnati in quella missione''.
Secondo Politico, nell'Amministrazione Biden c'è un dibattito acceso sulla possibilità che Hayat Tahrir al-Sham (Hts) venga rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche. La testata Usa cita quattro funzionari statunitensi, alcuni dei quali non più in carica, che hanno accettato di parlare della questione a condizione di anonimato. "C'è un'enorme concitazione per vedere se, come e quando possiamo togliere dalla lista Hts", ha dichiarato uno dei funzionari in carica.
In base alla legge statunitense, il segretario di Stato può designare gruppi come Organizzazioni terroristiche straniere (Fto) se si impegnano in attività terroristiche e minacciano la sicurezza degli Stati Uniti. La designazione 'Fto' espone il gruppo e i suoi sostenitori attivi a sanzioni e procedimenti penali. Il processo contrario, ossa il 'delisting', arriva solo dopo lunghe deliberazioni interne tra funzionari della sicurezza nazionale, spiega Politico, secondo cui inoltre nessun presidente vuole essere visto come qualcuno che dà carta bianca ai terroristi revocando prematuramente la sua designazione Fto.
Nessuno a Washington piange la caduta di Assad, prosegue Politico, ma ci si interroga se il leader di Hts, Abu Mohammad al-Jawalni, sia il vero leader moderato che dice di essere o un lupo travestito da agnello. Intanto ieri il Dipartimento di Stato ha chiarito che al momento non è in corso una revisione specifica dello status di Hts come Organizzazione terroristica straniera. Tuttavia, ha spiegato che tali designazioni sono costantemente sottoposte a revisione e che ciò non vieta ai funzionari statunitensi di dialogare con il gruppo.
- 23:34 - Maxi incendio a Malibu in California, migliaia gli evacuati
Los Angeles, 10 dic. (Adnkronos) - Migliaia di persone sono state evacuate a causa dell'incendio boschivo, scoppiato lunedì in un'area nota come Malibu Canyon, che sta devastando alcune zone della lussuosa città in California. Tra chi è stato costretto a lasciare casa anche l'attore di Hollywood Dick Van Dyke, star di Mary Poppins che compirà 99 anni venerdì, e sua moglie Arlene, mentre la cantante Cher è fuggita dalla zona, secondo quanto riporta Skynews.
Oltre 700 vigili del fuoco hanno affrontato l'incendio di sterpaglie, chiamato Franklin Fire dalle autorità, che ha finora avvolto quasi 2.700 acri di terra. E altri 300 sono in arrivo per contenere le fiamme, che non sono ancora sotto controllo. L'incendio, che a un certo punto ha minacciato il famoso molo di Malibu, ha finora distrutto un piccolo numero di case, ma non ha causato feriti o morti, ha detto il capo dei vigili del fuoco della contea di Los Angeles Anthony Marrone in una conferenza stampa.
Migliaia di residenti della California meridionale sono attualmente sottoposti a ordini di evacuazione. Oltre 8.100 case e altre strutture sono attualmente minacciate dalle fiamme e circa 6.000 persone sono state avvisate di essere pronte a fuggire all'istante dall'incendio, che è spinto da raffiche fino a 40 miglia orarie dai famigerati venti di Santa Ana, a volte noti come "venti del diavolo".
- 23:21 - Atalanta-Real Madrid 2-3, Bellingham e Vinicius lanciano i Blancos
(Adnkronos) - Gol e spettacolo al Gewiss Stadium. L'Atalanta perde 3-2 contro il Real Madrid, ma a fine partita è pioggia di applausi per la squadra di Gasperini, riuscita a tenere testa ai Blancos di Ancelotti per 90 minuti. Per gli spagnoli, ora a quota 9, sono tre punti necessari in ottica qualificazione. Per la Dea, nona con 11 punti, niente è compromesso.
A Bergamo, parte meglio il Real Madrid. I campioni d'Europa in carica passano dopo 10’ con Mbappé, che riceve da Brahim Diaz al limite dell’area, lascia sul posto De Roon e batte Carnesecchi con un destro forte a incrociare. Poi, i nerazzurri prendono coraggio e si fanno vedere in più occasioni dalle parti di Courtois, soprattutto con De Ketelaere e Lookman. Sono sempre loro i più ispirati. Proprio il nigeriano ci prova intorno alla mezz’ora con un destro a giro dalla trequarti, largo a lato.
Al 36’, Ancelotti è invece costretto al cambio: fuori Mbappé per un problema fisico, dentro Rodrygo. L’Atalanta aggancia l’1-1 sul gong del primo tempo: Tchouameni atterra Kolasinac in area ed è calcio di rigore. Dal dischetto va De Ketelaere, che spiazza Courtois e fa 1-1 in pieno recupero. L’equilibrio si rompe nella ripresa, ma serve un episodio.
Al 56’, Vinicius trova il rimpallo giusto tra Ederson e Djimsiti, ne approfitta e infila Carnesecchi di sinistro. La Dea accusa il colpo e poco dopo, al 59’, incassa anche il tris di Bellingham, preciso con un sinistro rasoterra. L’Atalanta resta però viva e a mollare non ci pensa. I nerazzurri vanno vicini al gol con il destro piazzato di Bellanova, poi è Lookman al 65’ a trovare un bel destro a fil di palo per riaprire la partita. Nel finale, è tutto un grande assalto: la Dea si tuffa avanti per agguantare il pari, il Real ha più occasioni per far male in contropiede. Il risultato non cambia. Per l'Atalanta, il grande rimpianto è la chance sciupata da Retegui in pieno recupero.
- 23:19 - Bayer Leverkusen-Inter 1-0, Mukiele segna nel finale
(Adnkronos) - Il Bayer Leverkusen la spunta allo scadere. I tedeschi vincono 1-0 contro l'Inter grazie al guizzo al 90' di Mukiele. Tutto dopo una partita equilibrata e con poche emozioni, caratterizzata da un avvio migliore dei campioni di Germania e poi da un sostanziale stallo. Per Inzaghi, ora quarto a 13 punti, è la prima sconfitta stagionale in Champions.
La squadra di Xabi Alonso parte forte e sfiora il vantaggio già dopo una manciata di minuti, quando Frimpong crossa per Tella, che gira verso la porta e colpisce la traversa. I campioni di Germania si fanno rivedere dalle parti di Sommer intorno a metà tempo: la conclusione dal limite di Palacios, deviata, finisce alta di un niente. Il copione della prima frazione vede i tedeschi con in mano il pallino del gioco, mentre l’Inter fatica a costruire. L’unico brivido degli uomini di Inzaghi arriva intorno alla mezz’ora con il colpo di testa di Frattesi.
La ripresa inizia con qualche secondo di ritardo per problemi al Var, ma il copione resta in sostanza lo stesso. I padroni di casa gestiscono il possesso e ragionano per cercare l’affondo, l’Inter aspetta e spesso soffre. Come al 65’, quando Tah prova a sorprendere Sommer con un gran tiro dalla distanza. A metà ripresa Inzaghi fa all in e manda in campo i big: dentro Lautaro, Barella e Asllani, fuori Thuram, Frattesi e Calhanoglu, per una squadra a trazione anteriore. È una mossa che inganna: nel finale, l'Inter non forza e si accontenta del pari. Il Leverkusen, anche con un po’ di fortuna, trova invece l’1-0: al 90’, Wirtz crossa in area dopo una respinta della difesa nerazzurra, ne viene fuori un’azione confusa che offre a Mukiele il pallone del vantaggio a due passi dalla porta. Finisce così. E per l’Inter è il primo k.o. stagionale in Europa.
- 19:35 - Rai: Pd Vigilanza, 'Rossi riferisca su Giornale Radio'
Roma, 10 dic. (Adnkronos) - I parlamentari democratici della Commissione di Vigilanza Rai chiedono all’amministratore delegato Giampaolo Rossi "di riferire e fornire immediati chiarimenti sulle preoccupazioni espresse dall’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Giornale Radio. È indispensabile conoscere il progetto aziendale per il futuro della Radio e garantire il mantenimento del perimetro occupazionale".
"La Rai è un servizio pubblico fondamentale e, in quanto tale, deve tutelare il lavoro dei professionisti che ne garantiscono qualità e credibilità. Porteremo il caso in Vigilanza”, concludono i democratici, sottolineando che è grave che l’amministratore delegato Rossi non si sia ancora presentato in Commissione dal suo insediamento.
- 19:22 - Beko: senatori Pd, 'piano industriale non va, Urso dia risposte'
Roma, 10 dic. (Adnkronos) - "Le rappresentanze sindacali hanno assolutamente ragione. Il piano industriale presentato da Beko Europe è inaccettabile, visto che prevede quasi 2000 esuberi, chiusura di stabilimenti e ridimensionamento dell’area impiegatizia ed è in linea con l’atteggiamento di chiusura fin qui tenuto dall’azienda". Lo dicono i senatori del Pd Alessandro Alfieri, Susanna Camusso, Silvio Franceschelli e Francesco Verducci.
"Un piano che si traduce in un dramma immediato per le lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie ma anche nella compromissione della capacità produttiva dei siti italiani nell’immediato futuro. Il ministro Urso sostiene di aver concesso ‘un secondo tempo supplementare’ all’azienda prima di esercitare, se necessario, la golden power. Noi crediamo che dalla società si debba e si possa pretendere da subito un atteggiamento di maggiore responsabilità e siamo vicini ai lavoratori e ai sindacati che hanno annunciato la prosecuzione della loro mobilitazione per la salvaguardia dei livelli occupazionali e dei siti produttivi che, in Italia, riguardano diverse regioni. Invitiamo perciò il ministro a un nuovo e più incisivo intervento al tavolo delle trattative e a riferire al più presto in Parlamento sulla vertenza Beko”.