Cinema

Festival di Cannes 2015, applausi per ‘Mia madre’ di Nanni Moretti. Sunday Times: “Finora è il miglior film”

Stampa e critica internazionali entusiasti dopo la proiezione. Il regista: "E' un'opera su ciò che resta, qui, tra noi, vivi su questa terra". Presentato anche 'Amy' di Asif Kapadia, il documentario su Amy Winehouse, scomparsa a 27 anni nel 2011

di Anna Maria Pasetti

Applaudito, celebrato, riverito. Nanni Moretti al Festival di Cannes è sempre una primadonna, nella migliore delle accezioni. E non solo per la Palma d’oro vinta nel 2001 per La stanza del figlio o per le già sei volte di presenza sulla Croisette: si tratta di una vera e propria ammirazione al regista/attore/persona(ggio) Moretti sempre coraggioso ed estraneo ai compromessi. Thierry Fremaux lo rispetta con affetto tanto da accompagnarlo personalmente alla conferenza stampa ufficiale.

Sabato 16 maggio, alle 8.30, Mia madre è stato molto apprezzato alla proiezione per la stampa, con testimonianze da tutto il mondo di commozione e risate a scena aperta, chiusa poi da un applauso fragoroso, aspetto non così frequente durante le visioni per i giornalisti. Tanti anche i tweet positivi, sintetizzati dal messaggio di un utente francese: “Finalmente – ha scritto – un film realmente universale che fa pensare ed emoziona con eleganza”. 

Stampa e critica internazionali ad oggi sembrano entusiasti: dal britannico Guardian che avvicina lo spirito di Mia madre a Effetto notte di Truffaut e a 8 ½ di Fellini al francese Positif che lo definisce “un capolavoro per il modo in cui racconta le emozioni. Potrebbe correre per la Palma d’oro” fino alla tv tedesca ZDF che lo considera l’opera più riuscita di Moretti dopo La stanza del figlio mentre per il Sunday Times non ci sono dubbi: “E’ il miglior film del concorso visto finora”.

Il Nanni nazionale, apparso in camicia bordeaux e giacca ma senza cravatta e che certamente indosserà lo smoking al Gala in serata, precisa che “il compito del cinema è quello di fare buoni film, possibilmente innovativi, film che mentre li vediamo non ci diciamo ‘ah ma questo film l’ho già visto 300 volte’. Aggiungo che per fare buoni film non ci sono argomenti privilegiati, qualsiasi argomento o tema può portare a un brutto come a un bel film”. Risposte elementari ma mai banali, proprio come solo in apparenza sembra anche il suo cinema: caratteristica che contribuisce sempre più a renderlo un grande cineasta. Moretti, infine, non trascura di ribadire l’identità di questo suo nuovo lavoro: “Mia madre è un film su ciò che resta, qui, tra noi, vivi su questa terra. Ma è anche un film su ciò che resta delle persone che se ne vanno, che muoiono, i libri, i ricordi”.

Amy di Asif Kapadia – Una notazione sui “cari estinti” utile ad introdurre l’altro importante appuntamento della quarta giornata di festival: il documentario Amy sulla rimpianta Winehouse, la più potente voce soul/jazz britannica scomparsa a 27 anni nel 2011. Dopo le polemiche sferzate da papà Mitchell Winehouse che ha disconosciuto il progetto, questo è finalmente approdato a Cannes, proposto tra le Midnight Screenings.

A dirigerlo è il suo connazionale e fan Asif Kapadia, filmmaker evidentemente appassionato o esperto di ritratti di star prematuramente scomparse, avendo realizzato anche Senna, sul compianto campione di F1. “Amy è un film d’amore”, dice del film lo stesso regista, che usa il parecchio materiale disponibile per tratteggiare la breve e assai tragica esistenza di una donna tra le più fragili dello star system contemporaneo. Senza eccellere nel valore dello “specifico filmico” il documentario risalta per il tentativo riuscito di mostrare l’atrocità di un universo che schiaccia chi non possiede (o non si costruisce) gli anticorpi per resistergli.

La Winehouse è stata uno degli emblemi: un’umanità già devota all’autolesionismo totalmente devastata dalla popolarità. Al punto che la giovane artista – che “viveva” di e per la musica – disse verso la fine della sua vita: “Lo restituirei se potessi evitare tutto questo casino” (“I would give it back to avoid all this hustle”) e quel “lo” è da intendersi come il grande dono che possedeva, la voce.

In un susseguirsi di clip più o meno private e convenzionalmente proposte, alcuni momenti del film Amy restano comunque nel cuore: quando la Winehouse vinse 5 dei suoi 6 Grammy Award e quando duettò in studio con il suo idolo Tony Bennett che non esitò nel definirla “la più grande cantante jazz dopo Ella Fitzgerald e Billie Holiday”. Amy uscirà in Italia distribuito da Nexo Digital e Good Films il 15, 16 e 17 settembre: le prevendite per i biglietti aprono oggi.

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