Una veloce riflessione sulla ‘censura’ del bacio delle coppie gay e lesbiche al Concertone del primo maggio, consumata ieri a Roma dagli organizzatori dell’evento. Il fatto appare semplice, nella sua assurdità. Lo Stato Sociale, il gruppo che voleva proporlo sul palco, dichiara di aveva comunicato la cosa ben due giorni prima dell’esibizione, poi improvvisamente cancellata “perché in fascia protetta”. L’organizzatore, Massimo Bonelli, si difende: «È un evento in diretta, tutto deve essere organizzato in maniera minuziosa, l’autore non può approvare una coreografia che è stata annunciata dieci minuti prima».

Quindi il tutto si profila come un problema di tempistica…peccato che alle coppie sia stato chiesto di firmare la liberatoria per comparire in tv, come dichiara Flavio Romani, presidente di Arcigay, nel suo comunicato stampa. Se hai il tempo per preparare la documentazione, dovresti essere stato avvertito con sufficiente anticipo. E qui abbiamo una prima vistosa discordanza.

Al di là degli aspetti tecnici, a quanto pare inconsistenti, temo si sia trattato di una pruderie tutta italiana, figlia di una cultura che apparenta l’omosessualità, soprattutto quando essa viene manifestata nella sua quotidianità, alla pornografia. Non far vedere due ragazzi e due ragazze che si baciano tra loro perché si è in “fascia protetta” riduce la manifestazione della propria tenerezza, prima ancora della propria sessualità, a sporco segreto da tenere il più possibile nascosto, come scrisse a suo tempo Vito Russo nel suo saggio ‘Lo schermo velato’, sulla rappresentazione dell’omosessualità al cinema. E anche questo fatto, di per sé, è irricevibile in un paese che pretende di essere al passo con le grandi democrazie occidentali.

Se poi guardiamo a cosa ci ha regalato la Rai, la televisione di Stato, in questi anni al danno si aggiunge la beffa. L’abbonato, da sempre in prima fila, ha avuto la possibilità di vedere tutta la tv spazzatura che si possa immaginare, dall’epopea erotica di Brooke Logan con tutti i membri maschi della famiglia Forrester ai discorsi omofobici da parte della velina o del calciatore di turno, passando per le innumerevoli censure dei baci dei cowboy de I Segreti di Brokeback Mountain. I media pubblici, pagati col canone di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, anche LGBT, sono stati veicolo di frasi poco felici contro gay, lesbiche e trans.

I/le minorenni eterosessuali (e non solo) hanno udito frasi quali “i gay sono un pericolo per la pace” o “i froci? Spero che non ci siano in nazionale”, fino alle litigate in diretta all’Isola dei famosi per una noce di cocco, con tanto di capelli strappati e conseguente florilegio di insulti, per non parlare delle bordate razziste e sessiste della nostra classe politica tutta, in fascia rigorosamente “protetta”.

Qual è il criterio che si utilizza per decidere cosa si può vedere e cosa no, per non scandalizzare gli occhi e le orecchie dell’utenza più giovane o sensibile a certi argomenti?

Chi sta dietro questa censura – che, a mio giudizio, è tutta politica – non ha ben chiaro un concetto elementare: due uomini che si baciano o due donne che dichiarano il loro amore non rappresentano uno scandalo. E se qualcuno prova imbarazzo per cose siffatte, facendo spallucce a tutto il resto, dovrebbe cominciare a capire che il problema è solo suo.

Una brutta pagina per mamma Rai e per la storia del Concertone. I diritti di chi lavora non hanno più forza e cittadinanza se si fanno distinguo pruriginosi con quelli di altre categorie. E si depotenziano se si permette che i diritti delle persone LGBT subiscano censura per questioni che sembrano squisitamente moralistiche (ed immorali).

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