Confindustria e Confcommercio sono più realiste del re. Fuor di metafora, appaiono più ottimiste di Palazzo Chigi nelle loro stime di crescita. Il governo infatti, ha anticipato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, si appresta a inserire nel nuovo Documento di economia e finanza che sarà varato entro il 10 aprile una previsione di aumento del Pil dello 0,7% nel 2015. Questo a fronte del rotondo 2,1% che potrebbe essere raggiunto secondo viale dell’Astronomia sommando gli effetti positivi del calo del prezzo del petrolio, dell’euro debole e del programma di acquisto di titoli di Stato della Bce. Mentre i commercianti, riuniti sabato a Cernobbio, puntano su un +1,1% grazie anche al contributo dell’Expo.

L’esecutivo Renzi preferisce evidentemente restare cauto e si limiterà a limare di 0,1 punti percentuali la stima accreditata finora dal ministero dell’Economia, che era di un +0,6%. L’obiettivo di fondo resta quello di scongiurare le clausole di salvaguardia – a partire dall’aumento dell’Iva – inserite nella legge di Stabilità. Il conto potrebbe arrivare già quest’anno a 16,8 miliardi. Parte della copertura, stando agli auspici, arriverà dalla spending review, affidata, dopo l’addio di Carlo Cottarelli, a Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, membri della cabina di regia economica di Palazzo Chigi. Gli obiettivi previsti dalla manovra sono di quasi 10 miliardi di risparmi in due anni (oltre 3 nel 2015 e oltre 6 nel 2016), soprattutto attraverso il taglio delle partecipate, la riorganizzazione della pubblica amministrazione e l’adozione dei costi standard. Risorse fresche arriveranno poi dalla voluntary disclosure, da cui il governo punta “in via prudenziale” a ottenere tra i 5 e i 6 miliardi di euro.

 

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