La regola è: prendere tutto ciò che è possibile. Tanto siamo in Italia “e i soldi che ho guadagnato a stare in questo Paese deregolarizzato, non li avrei mai guadagnati in Inghilterra e America”. Parola di Giulio Burchi, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta “Sistema” coordinata dalla Procura di Firenze. Burchi, ex direttore generale di Metropolitana Milanese ed ex presidente del cda di Italferr, è un vero recordman di poltrone in società a partecipazione pubblica. Intercettato, confida: “Sto da Dio, mi hanno aumentato lo stipendio di 100 mila euro, guadagno di più di quando ero in Mm”. Burchi, però, non si accontenta. E nella primavera 2014 punta a diventare amministratore delegato di F2i, il fondo per le infrastrutture creato da Vito Gamberale nel 2006. Per farlo chiede aiuto addirittura al vicepresidente di Unicredit nonché dominus dell’Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori (Ascat), Fabrizio Palenzona. Il progetto, raccontato nelle informative del Ros di Firenze, prende forma nella primavera del 2014. Il periodo è cruciale: Gamberale è indagato a Milano con l’accusa di turbativa d’asta per l’acquisto del 29,75% delle quote di Sea (la società pubblica che gestisce gli aeroporti milanesi). Vende il Comune di Milano, acquista F2i. A ottobre Gamberale viene prosciolto perché il fatto non sussiste. L’inchiesta su F2i e Sea sarà al centro anche della scontro tra il capo della Procura milanese Bruti Liberati e l’ormai ex procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Poche settimane dopo l’assoluzione, Gamberale lascia il fondo. Al suo posto sarà nominato Renato Ravanelli, ex di A2a.
Torniamo però ai piani di Burchi che iniziano già a fine marzo 2014. È il 27 quando Burchi parla al telefono con Cinzia Gelati responsabile dei rapporti per la stampa con Mm. Dice: “Mi ha chiamato con urgenza l’avvocato, l’ho messo in relazione con le dimissioni di Gamberale”. L’avvocato in questione è Giuseppe Guzzetti presidente a vita della Fondazione Cariplo nonché grande azionista di Banca Intesa. Uno che, spiega Burchi, sulla banca “ha l’artiglione pesante” perché “da vecchio democristiano quando ci sono le nomine arriva la lista da Banca Intesa (…) le fa lui sui dei post-it gialli”. Nomi non casuali. Tra gli sponsor di F2i ci sono, infatti, Unicredit, Banca Intesa e la Cassa Depositi e Prestiti, nel cui azionariato c’è anche la Fondazione Cariplo di Guzzetti. Burchi, dunque, immagina un gioco di sponde e di amicizie. Dice: “Adesso forse mi mettono nel comitato di gestione della banca, con questo Messina vado bene”. Il riferimento è all’ad di Intesa. Quindi punta su Palenzona e su Unicredit che in quel periodo, attraverso il suo ad Federico Ghizzoni, sta mediando la successione ai vertici del fondo. Burchi ne parla diffusamente il 31 marzo con Paolo Affronti, ex deputato con casacca Udeur, già segretario particolare del ministro Donat-Cattin e molto vicino a Palenzona. “Io ho bisogno di vedere Ciccio – dice Burchi – , perché Gamberale viene mandato via da F2i (…) Chi si deve occupare della cacciata di Gamberale è questo Ghizzoni che immagino sia uno che ha buoni rapporti col Ciccio perché se Ciccio è il vicepresidente di Unicredit”. Ecco allora l’idea. “Il sostituto di Gamberale potrei essere io, perché l’avvocato Guzzetti mi appoggerebbe lancia in resta ed è l’altro grande azionista di F2i e con l’avvocato Guzzetti anche la Cassa Depositi e Prestiti e se ci avessi il Ciccio dalla mia parte si fa tombola in un minuto”. Quindi la richiesta: “Tu sei in grado di prendermi un appuntamento?”. Affronti fa di più e gli dà il cellulare personale di Palenzona. Il primo aprile Burchi invia l’sms: “Ciao Fabrizio, potrei vederti tra mercoledì e giovedì? Saluti Giulio Burchi”.   Il progetto di Burchi non andrà a buon fine. L’episodio, però, serve a capire il modo di ragionare e di agire di uno dei più noti manager pubblici che al telefono vanta i suoi incarichi. “Adesso sono ad della Brescia-Padova che è l’A4, la terza autostrada italiana e sono amministratore delegato anche della holding che ha altre sei società (…). Ci sono per conto di Banca Intesa e dell’avvocato Guzzetti (…) perché i democristiani vanno usati bene hai capito?”. E ancora: “L’avvocato (Guzzetti, ndr) mi vuole bene (…) sono in Autostrade Lombarde, in Brebemi e adesso anche in Teem (la Tangenziale esterna Milano che detiene il record per infiltrazioni mafiose, ndr) e quindi mi occupo degli investimenti di Banca Intesa”. Poltrone, commesse e soprattutto contatti. Quelli che lo stesso Burchi snocciola al telefono: “Questa mattina mi ha chiamato l’ex presidente di Alitalia”. Non è finita. “C’è Vito Riggio dell’Enac, Palenzona, Massimo Sarmi che mette i soldi per Alitalia” e naturalmente “Maurizio Lupi ministro delle Infrastrutture”.
Da Il Fatto Quotidiano del 22 marzo
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