Il M5S con una proposta di legge a firma dell’on. Riccardo Nuti intende estendere a tutte le regioni a controllo criminale del territorio la norma, già approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, in merito alla costituzione di parte civile nei processi di mafia. Si intende obbligare lo Stato e tutte le Regioni a costituirsi parte civile nei processi, anche in corso, per i reati di cui all’articolo 416-bis e 416-ter del codice penale.

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La logica di questa proposta è che “ogniqualvolta un esponente della criminalità organizzata di tipo mafioso compie un reato è l’intera comunità che ne viene colpita, oltre che direttamente, anche nell’immagine percepita all’esterno. Si dispone inoltre che le eventuali maggiori entrate derivanti da questa norma vengano destinate, per quanto riguarda lo Stato, all’acquisto di attrezzature e mezzi della Polizia di Stato, Fondo per le vittime della mafia, Fondo nazionale per le politiche sociali, Fondo per piani di recupero per prevenire abbandoni scolastici, Fondo per finanziare i servizi pubblici viaggiatori. Per quanto riguarda le Regioni le risorse verrebbero destinate alla viabilità stradale e autostradale e all’assistenza sociale”.

L’iniziativa siciliana del 2008 che vide tra i protagonisti lo stesso Nuti, riuscì a riscuotere un ampio consenso nella popolazione e successivamente anche in seno all’Assemblea Regionale Siciliana, tant’è che la proposta venne inserita nell’articolo 4 della legge regionale antimafia del 20 novembre 2008, n. 15 recante misure di contrasto alla criminalità organizzata e nell’art. 18 della Legge finanziaria regionale dello stesso anno.

Norme similari non trovano riscontro in seno alla legislazione della maggior parte delle rimanenti regioni italiane e della legislazione nazionale, nonostante si tratti di norme di buonsenso, in quanto coloro che si macchiano di delitti di mafia arrecano un enorme danno d’immagine allo Stato e alle sue articolazioni territoriali, oltre ad eventuali danni economico-finanziari, ma soprattutto contribuiscono ad alimentare un sistema che trova la propria ragion d’essere nel continuo tentativo di far collassare il buon funzionamento della democrazia stessa, per sottometterla alla propria volontà criminogena.

Mi permetto quindi di suggerire all’on. Nuti, al M5S e alle altre rappresentanze parlamentari sensibili al tema che alla logica della costituzione di parte civile si potrebbe affiancare, sempre su iniziativa delle Regioni interessate dal fenomeno criminale, l’autonoma azione civile di risarcimento danni con previsione, mediante apposita norma, di potersi rivalere in primo luogo sui beni già sottoposti a confisca e detenuti dall’Agenzia per i Beni Sequestrati e Confiscati, potendoli vendere per far cassa ovvero destinare a finalità sociali e istituzionali. Il complesso di questi beni rischia infatti di dar luogo per un approccio poco pragmatico e anche per interessi inconfessabili di alcuni amministratori ad una nuova odiosa Manomorta. Un’azione civile contro i patrimoni illeciti, ma anche leciti dei condannati in modo definitivo per reati di mafia o per favoreggiamento della stessa, rappresenterebbe il disincentivo più radicale all’attività criminale.

Recentemente ho riferito proprio su queste pagine dello sfortunato tentativo di portare queste idee nella Leopolda siciliana: vediamo se su una proposta del genere mancheranno proprio i voti del Pd!

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