Via libera della Commissione Ue alla legge di Stabilità per il 2015 varata lo scorso dicembre. Il collegio dei commissari, dopo aver analizzato la manovra, ha deciso infatti di non aprire una procedura contro l’Italia, inviando a Roma solo una lettera che “richiama” il governo all’impegno di ridurre il debito pubblico. Nel complesso il documento esaminato dall’esecutivo europeo non è tenero nei confronti della Penisola: gli “squilibri sono rimasti invariati”, si legge, “e richiedono monitoraggio specifico e decise azioni politiche“. In più “in un contesto di crescita debole e di persistentemente bassa produttività, i rischi derivanti dall’alto livello del debito pubblico sono notevolmente aumentati”. L’Italia resta nella categoria dei “sorvegliati speciali” per squilibri macroeconomici in cui si trova dal 2014, ha chiarito il commissario agli affari economici Pierre Moscovici.

Al Paese vengono però riconosciute alcune attenuanti, i cosiddetti “fattori rilevanti” invocati dal governo nei documenti trasmessi a Bruxelles nelle scorse settimane e pubblicati sabato sul sito del Tesoro: in primo luogo il protrarsi della recessione fino alla fine del 2014. In questa luce “riteniamo sufficiente lo sforzo sul bilancio per il 2015”, ha detto Moscovici. E così Roma riesce anche a dribblare l’apertura di una procedura per debito eccessivo, che appariva invece ancora probabile all’inizio di febbraio. Merito, ha spiegato il vicepresidente Valdis Dombrovskis, della valutazione positiva sulle riforme messe in campo dall’esecutivo e sul loro effetto potenziale sulla crescita. Impatto che il governo Renzi stima in un +3,6% di qui al 2020. In particolare il Jobs Act ha introdotto, scrive la Commissione, “decisivi cambiamenti nella legislazione di protezione del lavoro e nei benefici per la disoccupazione per migliorare l’entrata e l’uscita dal mercato del lavoro”.

Tutti i giudizi risentono molto, in positivo, delle dettagliate analisi inviate alla Commissione da via XX Settembre. In particolare del documento che illustra le condizioni strutturali dell’economia italiana e gli elementi che hanno influenzato l’andamento del debito pubblico determinando la “deviazione dal percorso di riduzione già programmato”, cioè il rinvio del pareggio di bilancio al 2017. “L’applicazione rigida della regola del debito avrebbe richiesto una correzione troppo brutale, che avrebbe messo l’Italia in una situazione economica insostenibile”, ha detto infatti Moscovici sposando in toto le conclusioni del documento del Mef intitolato “Implicazioni macroeconomiche del rispettare la regola del debito in due differenti scenari”.

Da Bruxelles è invece arrivato un ultimatum per la Francia, che entro il 2017 dovrà riportare il rapporto fra deficit e Pil, ora al 4,4%, sotto il tetto del 3%. E sottoporsi a una prima valutazione sui progressi fatti già a maggio. Secondo quanto si legge nel documento della Commissione, la nuova raccomandazione “include stretti passaggi per il cammino di aggiustamento fiscale che dovranno essere rispettati e che saranno valutati regolarmente”. “E’ un obiettivo che va assolutamente raggiunto, per la credibilità dell’Europa e della Francia”, ha spiegato Moscovici.

Una bacchettata l’ha ricevuta comunque anche la virtuosa Germania, che, ha detto Moscovici, è in una situazione di “squilibrio tale da richiedere un monitoraggio e un deciso intervento”. Nel caso di Berlino il problema è l’eccessivo surplus commerciale del Paese, che presenta “insufficienti investimenti privati e pubblici che rappresentano un freno alla crescita e contribuiscono al surplus molto alto delle partite correnti”. La necessità di un intervento “è particolarmente importante a causa delle dimensioni del surplus e degli effetti negativi per l’unione economica e monetaria”.

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