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Bari, commissioni comunali a gogo: la voragine italica

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Il punto non è solo quel gettone da 2400 euro mensili di commissioni che i consiglieri comunali di Bari hanno incassato. Ma anche e soprattutto il fatto che quelle lunghe orazioni non hanno prodotto un solo euro di profitto per il Comune in questione. Anche il capoluogo pugliese, così come molte realtà locali italiane, casca nel vero buco nero biancorossoeverde: la spesa pubblica monstre della politica che, sotterranea, continua a ingrassare il debito pubblico senza produrre nulla in cambio. Il vero segreto di Pulcinella, che tutti si impegnano a ridurre in campagna elettorale ma che un attimo dopo l’elezione nessuno ha voglia/possibilità di tagliare.

Se quei denari fossero direttamente proporzionali alla realizzazione di nuove idee, alla promozione di investimenti stranieri in quei territori, a sinergie vere così come accade negli altri Stati europei dove il binomio politica-produttività è costantemente monitorato, allora poco ci sarebbe da scandalizzarsi.

Il dramma, invece, è che l’episodio barese fa il paio con le mega delegazioni regionali che hanno tutte o quasi un ufficio di rappresentanza a Bruxelles e veri e propri ministeri degli esteri che testimoniano oltreconfine le nostre Regioni con carrozzoni inutili e sedi extra lusso. In barba alle reali esigenze italiane, dove le sacche di povertà e di disagio sociale si stanno drammaticamente allargando a macchia di leopardo: e lo dimostra la nascita anche in realtà agiate come il Triveneto, di ambulatori medici gestiti da volontari dove vanno a curarsi non solo immigrati o clochard, ma cittadini italiani in gravissime difficoltà. Un piccolo pezzo di Grecia che sta facendo capolino in Italia nel silenzio colposo delle istituzioni, tutte prese dall’ansia dello spread e delle riforme ma che spesso dimenticano che la quotidianità dei cittadini è fatta di queste piccole cose, come il risparmio nel carrello della spesa e le difficoltà sanitarie, e non dai dati di macroeconomia o dalla reazione dei mercati.

E la casta italiana che fa? Anziché applicare la spending review, così come il resto del paese è costretto a fare, fa l’esatto contrario e spende più del dovuto. Senza infrangere la legge, sia chiaro (le commissioni sono legalissime) ma utilizzando male i fondi pubblici, alla faccia di chi di quei denari avrebbe bisogno come il pane. Il risultato? Alla fine della fiera ecco il cane che si morde la (costosa) cosa senza ottenere un reale beneficio in termini di Pil, ma zavorrando il meridione di un ulteriore tonnellata di costi che non hanno un equivalente alla voce entrate. Altro che nuovo corso.

twitter@FDepalo

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