Anche gay e lesbiche possono essere spie di sua maestà. L’importante, però, è che non abbiano tatuaggi. Mentre l’MI5, l’intelligence britannica che si occupa della sicurezza interna, riceve il premio come settimo ambiente lavorativo più gay friendly del Regno Unito, l’organizzazione spionistica più celebrata al cinema in assoluto fa sapere: “Ben 70 dei nostri agenti che ora stanno operando contro il terrorismo islamico sono uomini gay e donne lesbiche”.

Sono dunque finiti i tempi (fino ai primi anni Novanta), quando l’MI5 bandiva esplicitamente gli omosessuali tra le sue fila. Ora vengono visti come una risorsa importante purché, chiaramente, non portino segni troppo visibili e riconoscibili, tatuaggi soprattutto. Così, in queste ore, circola anche un annuncio di lavoro. L’MI5 cerca nuove reclute, ma non devono essere “troppo alte”, “poco toniche” e, soprattutto, non devono avere marchi sulla pelle.

I britannici, del resto, sono famosi in tutto il mondo per il loro amore per l’arte dei tatuaggi, una caratteristica che spesso viene coperta di ridicolo dagli americani e che è oggetto di derisione nei programmi satirici statunitensi. Calciatori, politici, poliziotti londinesi, uomini dell’esercito: tutti mettono in mostra tatuaggi in ogni dove, una “passione” che tuttavia, nel Regno Unito, non sembra interessare più di tanto le donne così come sta invece avvenendo in Italia o in altri Paesi mediterranei. Il tatuaggio quindi sembra ancora una caratteristica prevalentemente maschile, ma è anche un elemento che ora può precludere a molte persone una carriera alla James Bond.

Secondo il racconto di chi lo aiutò nell’avventura cinematografica, anche Sean Connery dovette nascondere, durante le riprese di diversi episodi di 007, il suo famoso tatuaggio che celebra il suo essere scozzese e che inneggia alla patria con capitale Edimburgo. Un tatuaggio con la scritta “Scotland Forever” che nessuno ha mai potuto vedere sul James Bond forse più famoso della storia del cinema. E ora chi ha un marchio è definito dall’MI5 “non idoneo”, così come chi è troppo alto oppure un po’ grassoccio.

Nella valutazione dei servizi segreti le spie non devono avere segni troppo riconoscibili (ed essere troppo alti in effetti è uno di questi) e devono essere chiaramente in ottima salute. Che siano gay o lesbiche non importa, anzi, stando alle ultime dichiarazioni dei dirigenti dell’MI5, forse la cosa facilita anche il gioco. La stampa britannica ha anche intervistato, chiaramente rispettando l’anonimato, una agente lesbica dell’MI5, ora impegnata nella lotta contro lo Stato Islamico. Laureata in psicologia, la donna ha affermato al London Evening Standard che “l’atmosfera accogliente e incoraggiante facilita il nostro lavoro. Io sono lesbica, sono sempre stata chiara sul mio essere lesbica e non ho mai avuto una cattiva reazione da parte di qualcuno. Anzi, all’MI5 sanno che le persone sono migliori nel proprio lavoro se possono essere liberamente quello che sono. L’intelligence ci incoraggia a essere onesti”. Almeno in ufficio. Poi, chiaramente, “siamo sempre delle spie”.

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