“L’hashtag #JeSuisKouachi pullula su twitter. E noi non diciamo niente, non facciamo niente? Ma dove viviamo”. Lo sdegno di Florian Philippot, vicepresidente del Front National, si sfoga sul sito di microblogging dove non c’è solo #JeSuisCharlie. Nel giorno dell’assedio alla tipografia di Demmartin e dell’uccisione dei fratelli responsabili della strage di Charlie Hebdo, l’hashtag a sostegno dei due terroristi è infatti trending topic. E tanti utenti protestano contro la piattaforma, domandandosi se lasciare spazio a questi messaggi sia un segno della libertà d’espressione.
Ma a “protestare” contro l’hashtag in omaggio ai redattori del giornale satirico c’è anche Jean-Marie Le Pen, padre della leader del Front National, che prende le distanze dalla solidarietà nazionale sulla strage. “Mi dispiace, Je ne suis pas Charlie – ha detto in un video pubblicato sul suo sito – Oggi tutti dicono, siamo tutti Charlie, io sono Charlie. Ebbene, desolato ma io non sono Charlie. Certo sono colpito dalla morte di dodici compatrioti ma certo non mi batterò per difendere lo spirito anarco-trozkista di quella rivista, un atteggiamento contrario a ogni moralità politica“. E ha ricordato che il giornale in passato ha chiesto più volte lo scioglimento del Front National.
#JeSuisKouachi – “I musulmani creano il loro hashtag che mette le cose in chiaro”, scrive Clement. “Vergogna”, commentano in tanti. Decine di utenti segnalano che è stato ritwittato oltre 18mila volte, ma c’è anche chi osserva: “Fate una ricerca e vedrete che ci sono tanti messaggi contro e non proseliti!”.
Non manca, però, chi riportando l’hashtag esalta il massacro. “Sono musulmano e #JeSuisKouachi mi rappresenta”, scrivono alcuni. E i messaggi di vicinanza ai due killer sono arrivati anche durante l’assedio alla tipografia, visto che l’hashtag era già stato lanciato. “Tutti sostengono i nostri fratelli Kouachi – scrive bint AlDawla – Coraggio e che Allah vi protegga dagli infedeli”.