In un Paese democratico, il dissenso, la protesta, le voci alternative, vanno rispettati e sostenuti. Per una antica, antipatica consuetudine,  infatti,  il potere tende a mantenere in vita se stesso. Con i propri privilegi, i propri benefici, le proprie parziali vedute. Ogni protesta, però, per essere credibile deve avvenire nel rispetto delle regole e delle persone. Nessuno può pretendere i diritti che ritiene gli vengano negati, calpestando e svilendo quelli altrui.

Non tutte, ma certamente alcune delle proteste delle Femen, vanno condivise. Chi non opporrebbe la sua firma, ad esempio, contro il dilagare della prostituzione in Ucraina o contro il turismo sessuale in India? Ho detto “non tutte”, perché  il nodo dolente dell’aborto, dalle Femen reclamato a gran voce come un ‘diritto’, ci trova distanti mille miglia.

L’atto compiuto in piazza San Pietro, nel giorno di Natale, da una Femen mezza nuda che è riuscita a intrufolarsi sul Presepe e, con gesto fulmineo, ha asportato la statuetta sacra del Bambinello, va fermamente condannato.  Quel gesto, messo in atto nel giorno della nascita tra gli uomini del Figlio di Dio nel quale  crediamo e nel luogo più sacro per la nostra  fede, è  insopportabile. La signorina mezza nuda, purtroppo, non si accorge che nel reclamare i suoi diritti, calpesta, in modo maldestro, quelli degli altri.

Per questa strada, naturalmente, non si arriva da nessuna parte. In tanti Paesi, i cristiani vengono maltrattai, umiliati e uccisi. Il mondo intero avrebbe dovuto alzare la sua voce così forte da far rimbombare i mari e le montagne. Non sempre è successo. Almeno non con la forza  e la severità che meriterebbero soprusi di questa gravità. Il Santo Padre e la Chiesa tutta sono in agonia per ciò che succede a questi cari, eroici,  fratelli. È in atto una vera e propria “cristianofobia”, seppure tanto  disattesa, e cosa ti fa la “signorina” ? Si lancia come un razzo a oltraggiare il Presepe, ben sapendo di rischiare tanto poco quanto niente.

In altri luoghi se ne sarebbe guardata bene. Anche se le motivazioni di questa protesta fossero condivisibili, a nessuno  è concesso di fare il prepotente. Mai. Si sono accorte le Femen di origine ucraina di quanto rispetto godono in Italia? Si sono accorte quanto è tollerante ed educato quel popolo che hanno offeso nel giorno a loro più caro del santo Natale? Si saranno rese conto che insistendo in questo modo a rimetterci saranno solamente loro?

Le società cambiano. Problemi da risolvere ce ne sono e ce ne saranno a iosa. Non sempre le soluzioni sono facili da trovare. Si cerca allora di discutere, di ragionare. Si parla, si scrive, si dibatte. Ci si mette in ascolto dell’altro. Si cerca il bene di tutti senza, però,  fare male a nessuno. Da persone educate. Civili. Intelligenti.  I cattolici – e credo anche tanti non credenti o diversamente credenti – condannano severamente la protesta di piazza San Pietro. Meglio, per il futuro, sarebbe astenersi da tali forme di dissenso. A lungo andare, infatti, stancano, annoiano e diventano pericolose. Insistere non conviene. A nessuno. Non è questa la strada giusta da per percorrere. “ Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Abbi rispetto se vuoi essere rispettato. Sii gentile se vuoi essere trattato con gentilezza”: la fede cristiana ci ha insegnato questi principi fondamentali fin dalla culla.

Questa è la nostra cultura. La nostra fede. Quel Bambinello ha per noi un significato immenso. Nessuno obbliga nessuno a credere che nella capanna di Betlemme,  2000 anni fa, Dio si è fatto uomo. Ma tutti siamo obbligati ad avere il massimo rispetto per coloro che quel Bambino adorano e su di lui  hanno scommesso la loro intera esistenza.

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