Musica

Kraftwerk, otto live berlinesi consecutivi dal 6 al 13 gennaio. Trionfo annunciato

Il duo (allargato) di Dusseldorf suonerà dal vivo riproponendo, uno per sera e in rigoroso ordine cronologico, otto album. Per primo Autobahn, del 1974, il loro disco spartiacque; e poi Radio Akitivität (1975), Trans-Europa Express (1977), Die Mensch Maschine (1978), Computerwelt (1981), Technopop (1986), The Mix (1991) e Tour de France (2003)

di Maurizio Di Fazio

L’ultima volta a Berlino era stata undici anni fa. I Kraftwerk, patroni e padroni dell’elettronica contemporanea sono tornati, presto forse anche su disco (“Faremo uscire qualcosa soltanto quando lo riterremo rilevante per noi o per il pubblico”, dicono): si profila quindi come la cronaca di un trionfo annunciato, l’evento globale inaugurale del nuovo anno il loro set di otto concerti berlinesi consecutivi in programma dal 6 al 13 gennaio. Ovviamente, non in una location qualunque, ma nel grembo postmoderno della Neue Nationalgalerie, un Museo di arte contemporanea progettato a cavallo tra gli anni sessanta e settanta: subito dopo chiuderà i battenti per un tot di anni, per appagamento e restyling.

I Nostri indosseranno le consuete mise robotiche. Sempre post-umani e pre-tutto. Chiudete gli occhi e provate a immaginare come sarebbe stata la musica degli ultimi 35 anni senza la supernova infinita del duo (allargato) di Düsseldorf 

Una festa, inaudita della musica da vedere e presagire, questo “Der Katalog – 12345678”: i Kraftwerk risuoneranno dal vivo, uno per sera e in rigoroso ordine cronologico, otto loro album. Per primo Autobahn, del 1974, il loro disco spartiacque; e poi Radio Akitivität (1975), Trans-Europa Express (1977), Die Mensch Maschine (1978), Computerwelt (1981), Technopop (1986), The Mix (1991) e Tour de France (2003). Il pubblico sarà chiamato a inforcare occhiali 3D durante l’intero live. I Nostri indosseranno le consuete mise robotiche. Sempre post-umani e pre-tutto. Chiudete gli occhi e provate a immaginare come sarebbe stata la musica degli ultimi 35 anni senza la supernova infinita del duo (allargato) di Düsseldorf. E come (non) si sarebbero evolute la nostra cultura e il nostro costume, oggi che intere orchestre viaggiano nel piccolo spazio di un IPad.

In un mondo disumano e cybernoioso che non avesse conosciuto i Kraftwerk, avrebbero probabilmente dirottato ogni contatto con la Terra anche la disco e l’hip-hop, la new wave deviante e la techno intelligente, l’house e i Daft Punk, i Depeche Mode e il rock con cassa a quattro quarti. Ralf e Florian, i fondatori della formidabile astronave krauta, ebbero poi il merito di fare del sintetizzatore la nuova chitarra elettrica e del computer il nuovo mito universale della frontiera. Un grande cuore primitivo batté fin da subito nella macchina del tempo tratteggiata dai Kraftwerk. Androidi elettronici, un po’ uomini e un po’ processori viventi, misero in scena un Rashomon della musica non ancora venuta. Il corpo umano che si ibridava di cellule staminali anzitempo, e di fredda macchina. Senza di loro non ci sarebbe stato nemmeno un David Cronenberg.Insieme ai Velvet Underground, i Kraftwerk, audaci tedeschi mitteleuropei cibernetici, sono la band più influente della storia. Romantica e soul, per assurdo. E un altro mondo torna possibile.

Un grande cuore primitivo batté fin da subito nella macchina del tempo tratteggiata dai Kraftwerk. Androidi elettronici, un po’ uomini e un po’ processori viventi, misero in scena un Rashomon della musica non ancora venuta
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