“A me piace essere sculacciata. Perché me lo devono vietare quei parrucconi che siedono in Parlamento?”, ha spiegato una manifestante ai giornalisti presenti e increduli per tanta schiettezza. La protesta londinese più colorita degli ultimi anni è andata in scena davanti ai palazzi del potere, davanti a quella Camera dei Comuni e a quella Camera dei Lord che hanno approvato una legge, entrata in vigore il primo di dicembre, che vieta pratiche considerate “violente e sessiste” nei film dell’industria del porno prodotti nel regno di sua maestà, così come vieta le stesse pratiche negli spettacoli per adulti che fanno parte di una gran parte dell’economia di alcune zone della capitale. Sculacciamenti (“spanking”), eiaculazione femminile (“squirting”), sedersi sulla faccia di qualcun altro (“facesitting”), così come espletare bisogni fisiologici in un video porno o in uno spettacolo per soli uomini o per sole donne, tutto questo ora è vietato. E a Londra ne fanno una questione di libertà e di “censura”.
Mentre molti turisti stupiti o esterrefatti (incluse molte famiglie di italiani) passavano davanti ai palazzi famosi per il Big Ben, l’organizzatrice dell’evento, Charlotte Rose, incitava alla protesta alcune centinaia (c’è chi parla di 200/300 persone) di “sex worker”, prostitute, attori porno, manager dell’industria dell’eros e semplici attivisti per la difesa dei diritti civili e di espressione. Una protesta molto vivace, che si è anche conclusa con il tentativo di battere il record mondiale di “facesitting” (anche se l’organizzazione dei Guinness non ha voluto riconoscerlo) e che ha visto canti e cartelloni, seni nudi e inni alla libertà. “Chi può decidere il limite del consentito quando abbiamo a che fare con adulti consenzienti che non fanno male a terzi?”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it “Lady Rose”, l’organizzatrice. “Sono una sex worker e una madre e so bene quali sono quei diritti che ci stanno togliendo. Questa è una lotta per la libertà di espressione, si sa che una volta che si inizia a censurare poi si va avanti”. Per chi protesta, comunque, si tratta anche di una questione economica e sociale. “L’industria del porno ne risentirà finanziariamente, molte imprese chiuderanno e molte lavoratrici si ritroveranno senza un impiego e senza soldi. Non si scherza con queste cose”, ha aggiunto Rose.
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Proprio oggi, alla Camera dei Lord, si discutevano alcune correzioni alla legge già approvata, appunto, e già in vigore. Il partito liberaldemocratico (alleato di governo con quello dei Tory) in particolare è quello più vicino alle istanze dei lavoratori del sesso. Dopo la protesta, Rose ha pure incontrato alcuni Lord e alcuni parlamentari della Camera dei Comuni, perché quella che venerdì è partita a Londra “è una battaglia che andrà avanti, non staremo zitte, non staremo zitti”. Durante la manifestazione anche alcuni italiani di passaggio, turisti, si sono soffermati a osservare le manifestanti e quegli uomini che urlavano con loro. C’era chi metteva le mani sugli occhi dei bambini, a nascondere “queste sozzerie, si vergognino!”, chi ancora era divertito e incuriosito. Come quattro ragazzi milanesi, che non hanno rivelato i loro nomi. “Siamo stupiti che qui nel Regno Unito possano protestare liberamente. Ma veramente le prostitute hanno anche le loro associazioni?”. La Londra che a volte sconvolge e che comunque continua ad andare avanti come sempre era tutta lì, in mezzo a donne vestite in latex, con frustini e mascherine, e a uomini orgogliosi di urlare: “Che cosa vogliamo noi? Vogliamo che tutto questo continui!”.