Una decina di attivisti di Greenpeace ha raggiunto martedì mattina all’alba la piattaforma estrattiva dell’Eni Prezioso, a sei miglia dalla costa di Licata, nel Canale di Sicilia. E’ parte del sistema offshore compreso tra il sud dell’Isola e Malta, la zona di mare che le grandi compagnie petrolifere – Eni in testa – vorrebbero trasformare nel nuovo Texas del Mediterraneo.

Gli attivisti sono partiti all’alba dalla nave Rainbow Warrior, in navigazione nell’area tra Licata e Gela da giovedì scorso. Dopo aver scalato la struttura, una decina di ragazzi hanno esposto uno striscione di 120 metri quadri, con il volto di Matteo Renzi e la scritta: “Più trivelle per tutti. Stop fossile, go renewable”. Poco dopo un secondo gruppo ha ancorato una zattera di salvataggio alla piattaforma. Al momento dell’azione non vi è stata nessuna reazione da parte del personale, contattato via radio dalla Raimbow Warrior. Solo verso le 9.30 un elicottero privato ha portato sulla struttura un funzionario di Eni Med, che ha annunciato il blocco della produzione. L’attività estrattiva della piattaforma Prezioso prevede attualmente l’uso di sei pozzi attivi e tre non eroganti.

La piattaforma – realizzata nel 1988 e autorizzata dal ministero dello Sviluppo economico fino al 2020 – si trova nella zona interessata dal progetto Ibleo, nome in codice del programma estrattivo dell’Eni pensato per il canale di Sicilia. L’attività – autorizzata lo scorso maggio dal ministero dell’Ambiente – prevede due perforazioni estrattive (Argo 2 e Cassiopea 1-5) e sei pozzi di produzione commerciale, con la realizzazione di una nuova piattaforma nei pressi della “Prezioso”. Una scelta “fossile” appoggiata dal governo Renzi, che nel decreto “Sblocca Italia” ha dato il via libera all’espansione delle trivellazioni, togliendo il potere di decidere sulla valutazione d’impatto ambientale alle Regioni e aumentando i tempi di durata delle concessioni.

Nei pressi della piattaforma Prezioso – dove gli attivisti sono ancora in azione – staziona la nave a vela di Greenpeace Rainbow Warrior III, arrivata sulla costa siciliana la settimana scorsa. Venerdì il natante raggiungerà Siracusa, dove è previsto un incontro con i parlamentari siciliani per proseguire la campagna “Non è un paese per fossili”. Per l’organizzazione ecologista, “la deregulation che il governo nazionale sta promuovendo riguardo l’estrazione di idrocarburi in mare è in contrasto con due direttive europee e rischia di esporre l’Italia a costose procedure d’infrazione”. Il canale di Sicilia è attualmente interessato da permessi di ricerca di petrolio per un’area grande 145 chilometri quadrati.

di Andrea Palladino

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