Non si ferma la diffusione dell’epidemia di Ebola. Nel giorno in cui vi è stato il primo morto in Germania, un dipendente sudanese dell’Onu contagiato in Liberia, l’Organizzazione mondiale della sanità avverte che in Africa a dicembre il tasso di infezione arriverà a 5-10.ooo nuovi casi a settimana. Gli esperti si aspettano inoltre che a breve i contagi superino quota 9.000, con oltre 4.400 morti accertati. Intanto, negli Stati Uniti è stata identificata l’infermiera contagiata da Thomas Eric Duncan, il paziente zero morto a Dallas giovedì 9 ottobre. E mentre negli Usa cresce la preoccupazione per le altre possibili trasmissioni del virus negli States, per l’immunologo Robert Gallo, in visita all’Università di Messina, “posso essere pericolose le varianti aeree del virus”.

Oms: “In Africa 5-10.ooo nuovi casi a settimana”. Entro dicembre i casi di Ebola potrebbero salire fino a 10.000 alla settimana in Guinea, Sierra Leone e Liberia. Secondo il vicedirettore generale dell’Oms Bruce Aylward se non verrà intensificata la risposta all’epidemia entro due mesi si affronterà una spirale crescente di casi. Per invertire il corso dell’epidemia, l’Oms punta ad avere il 70% dei casi isolati entro dicembre. Altro obiettivo è quello di giungere entro 60 giorni a un tasso del 70% di sepolture sicure delle vittime.

A Lipsia muore un dipendente delle Nazioni Unite. Il dipendente sudanese delle Nazioni Unite, 56 anni, era arrivato giovedì 9 ottobre in Germania, a Lipsia, a bordo di un aereo speciale, attrezzato per il trasporto di pazienti affetti da malattie contagiose. L’ospedale Sankt Georg di Lipsia è uno sette dei centri clinici in Germania dotati di unità di isolamento per i malati affetti di malattia fortemente contagiose. Secondo quando riporta il Der Spiegel, le sue condizioni erano apparse subito critiche, anche se stabili. Si tratta del terzo paziente tedesco ad aver contratto il virus, ma del primo decesso. Un medico ugandese è ancora in cura a Francoforte, mentre dopo cinque settimane di cure l’ospedale di Amburgo ha dimesso il primo malato di Ebola, un esperto senegalese dell’Oms, trasferito in Germania. 

L’immunologo Robert Gallo: “Nessun virus è più pericoloso”. “Potrebbero esserci in Africa virus più facili da trasmettere, ma nessuno ha la capacità di Ebola di uccidere“. Ha detto all’Università di Messina Robert Gallo, immunologo statunitense, noto per aver scoperto nel 1983 il virus Hiv. “Potrebbero essere pericolose le varianti di Ebola diffuse per via area – ha aggiunto Gallo – che avrebbero la stessa resistenza all’intervento terapeutico dell’uomo”. Sulla possibilità di contrarre il virus in Europa, Gallo ha spiegato che “ci sono rischi ovunque, perché la gente viaggia molto di più rispetto al passato; tuttavia, resta maggiormente a rischio l’Africa equatoriale”. Gallo ha poi fatto un confronto tra Aids e Ebola: “Ci sono cose in comune, entrambi sono virus che vengono dall’Africa, solo che dell’Aids sapevamo molto poco mentre di Ebola sappiamo tutto. Ebola è più aggressivo ma se curato va via subito, l’Hiv ti accompagna tutta la vita“. 

Dallas, identificata l’infermiera infetta. È stato dato un volto all’infermiera risultata positiva al test per l’Ebola che ha curato Thomas Eric Duncan in Texas, il paziente zero morto a Dallas giovedì 9 ottobre. Si tratta della 26enne Nina Pham. Immediata la risposta dei funzionari della sanità, che hanno confermato come la donna abbia indossato l’equipaggiamento protettivo mentre curava Duncan all’Health Presbyterian Hospital di Dallas. Phan, laureata alla scuola infermieri della Texas Christian University, stava tenendo sotto controllo la sua temperatura e venerdì sera si è diretta in ospedale con qualche linea di febbre. Ora è in isolamento e in condizioni stabili. Si tratta del primo caso noto di Ebola trasmesso negli Stati Uniti. Ora, si teme per le altre 70 persone che sono entrate in contatto con il paziente morto di Dallas.

Usa, i padri del siero Zmapp fanno una colletta online. Pur essendo uno dei centri di ricerca più prestigiosi negli Usa, che tra le altre cose ha contribuito alla scoperta del siero anti Ebola Zmapp, anche lo Scripps Research Institute in California ha bisogno di fondi. Per approfondire lo studio di una terapia contro il virus, quindi, i ricercatori hanno lanciato una colletta on line attraverso un sito di crowdfounding. L’obiettivo di Erica Ollmann Saphire, a capo del laboratorio, è raccogliere 100mila dollari per poter acquistare uno strumento fondamentale per il lavoro di ricerca. “Ci serve un Fplc, un macchinario che purifica le proteine – spiega Saphire – Stiamo lavorando con fondi limitati, e quella contro il virus è una corsa contro il tempo”.

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