Continua l’avanzata dell’Isis a Kobane. I miliziani fedeli all’autoproclamato califfo, Abu Bakr al-Baghdadi, hanno conquistato venerdì il quartier generale dell’Unità di protezione popolare curda (Ypg), secondo quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). L’incapacità dei combattenti curdi di arginare la conquista di terreno da parte dell’Isis ha provocato la reazione di molti soggetti in gioco, come gli Stati Uniti, l’Onu, i rappresentanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) e, venerdì, anche l’Iran, che hanno chiesto al governo turco di intervenire militarmente al confine con la Siria per evitare che Kobane cada nelle mani dello Stato Islamico.

Il vice ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, che si è incontrato con i rappresentanti del governo di Ankara, ha sottolineato l’importanza del ruolo della Turchia in questo conflitto: “Dai nostri primi colloqui – ha detto – abbiamo capito che questo paese non è favorevole all’aggravarsi della crisi nella regione e speriamo che avrà un ruolo positivo”. Amir-Abdollahian ha poi continuato specificando che la Turchia  “può avere il ruolo più importante per aiutare i rifugiati a tornare nelle loro case” e che “l’Iran farà di tutto per aiutare i curdi di Kobane nel contesto del sostegno al governo siriano”. Nella mattinata di venerdì ha parlato anche l’inviato speciale per le Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, che ha invitato il governo turco a far entrare i volontari “ben equipaggiati” in Siria per proteggere la città assediata: “Ci sono circa 700 persone anziane – ha ricordato-  e altri civili intrappolati a Kobane. Se l’Isis conquisterà la città potrebbe esserci una nuova Srebrenica e credo che nessuno voglia questo”.

Da giorni, i rappresentanti delle varie anime del Kurdistan stanno manifestato la necessità per tutti di evitare la caduta della città al confine turco-siriano. Sinam Mohamad, l’Alta rappresentante dell’autogoverno curdo, ha dichiarato, durante l’incontro con i senatori Pd, Luigi Manconi e Valeria Fedeli, che “la battaglia di Kobane si prepara a essere un massacro. Se perdiamo, tutti saranno a rischio”. Mohamad ha poi invitato l’Italia e tutti gli altri soggetti facenti parte della coalizione anti-Isis a prendere parte ai raid contro i miliziani jihadisti. Anche il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, ha parlato dal carcere in cui è detenuto, nell ‘isola di Imrali, minacciando il governo di Ankara: “Se Kobane cadrà – ha detto – cesserà ogni tipo di dialogo tra la Turchia e il nostro partito”.

Se Mohamad, in Italia, parla di “appoggio della Turchia” al califfato, da Ankara il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, fa sapere che il Paese non ha alcuna intenzione di inviare truppe di terra al confine turco-siriano. “Non è realistico che la Turchia conduca da sola un’operazione di terra” in Siria, ha dichiarato durante una conferenza stampa nella capitale turca. “Stiamo portando avanti colloqui – ha continuato – Una volta che sarà presa una decisione comune, la Turchia non si tirerà indietro e farà la sua parte”.

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