Proprio mentre il mondo discute sul legame “diabolico” fra gli U2 e la Apple degli iPhone e degli iPad, un altro scandalo commercial-musicale rischia di travolgere anche il gruppo dei Queen, o quello che ne rimane, che ha autorizzato la commercializzazione di una vodka definita “un perfetto tributo” a Freddie Mercury e realizzata in occasione del quarantennale di “Killer Queen”, la canzone che nel 1974 salì in cima alle classifiche di tutto il mondo. Prodotta dall’azienda Spi, la vodka “al gusto di una Bohemian Rhapsody”, come la critica enogastronomica l’ha definita, è venduta nei negozi del Regno Unito a partire da mercoledì 17 settembre, data storica proprio per l’annuncio del lancio, poi avvenuto qualche settimana dopo, della canzone che ha dato il nome alla bevanda alcolica. Secondo il sito musicale NME.com, è stato lo stesso Brian May, chitarrista del gruppo, a scegliere questo originale tributo, in quanto Mercury, morto per le complicanze dell’Aids nel 1991, era solito bere il superalcolico durante ogni tour. May ha anche rivelato che “Freddie portava con sé, durante le stagioni dei concerti, un frigo termico pieno di vodka”.

Ecco, allora, il commercio trionfare sul ricordo e la commemorazione, con buona pace dei fan dei Queen di tutto il mondo che comunque sono stati sempre consapevoli degli eccessi di Mercury. Prodotta a Riga, in Lettonia, in edizione chiaramente limitata e che verrà comprata dietro grande esborso dai collezionisti di mezzo mondo, la vodka-tributo vanta 40 gradi alcolici ed è distillata sette volte, con un antico sistema che porta il liquido a essere filtrato da sabbia di quarzo e carbone di legno di betulla, albero comunissimo nei Paesi baltici, scandinavi e in Russia, le patrie della vodka. Visitando la distilleria, May l’ha descritta come “la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, ma per adulti”. I Queen ne sono certi: Freddie avrebbe approvato questo modo di commemorarlo, anche se, appunto, stona un po’ quell’abbinare la memoria di un grande cantante a un prodotto assolutamente commerciale.

I Queen, del resto, pur rivoluzionari nel genere e per il costume degli occidentali, non sono mai stati dei rivoluzionari in senso stretto, avendo sempre apprezzato il connubio con il marketing e il business e avendo rappresentato uno dei fenomeni più commerciali della storia del rock. La vodka in questione, tuttavia, vuole anche avere un’immagine “pulita”. I produttori hanno sottolineato come il cereale utilizzato sia assolutamente “non geneticamente modificato” e come l’intera distilleria lavori a basso consumo energetico. Per l’acqua non si prosciuga una sorgente di superficie, ma viene presa da un pozzo artesiano profondo 190 metri. Sarà venduta anche online, su un apposito sito Internet, e già si prevede la “ressa informatica” da parte dei fan che cercheranno di accaparrarsi il cimelio. Non è la prima volta di un matrimonio fra giganti del rock e prodotti commerciali. David Bowie ci aveva provato con le magliette, il gruppo dei Led Zeppelin con il designer di moda inglese Paul Smith, e qualcuno in passato produsse pure delle scarpe con la faccia di Kurt Cobain, chiaramente chiedendo il permesso ai detentori dei diritti. Ora è la volta dei Queen. E, con il referendum per l’indipendenza della Scozia dietro l’angolo, che Dio salvi la Regina, anche se era una Killer.

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