In programma 46 film, di cui 23 prime nazionali, 10 lungometraggi narrativi e numerosi biopic, ovvero ritratti di lesbiche e donne che hanno segnato la cultura degli ultimi decenni. Questi i numeri dell’ottava edizione di Some Prefer Cake 2014, il festival del cinema lesbico che apre i battenti al Nuovo Cinema Nosadella di Bologna il 17 settembre, per chiudersi domenica 21. “Quest’anno dedichiamo il festival a Audre Lorde, persona che ci ha accompagnate e ispirate negli anni con la forza della sua opera e della sua etica – spiegano le organizzatrici Luki Massa e Marta Bencich – dal convegno ‘Il valore della differenza‘, che abbiamo organizzato a Bologna nel 2006, fino a quest’anno, in cui finalmente vediamo pubblicate due delle sue opere in italiano: ‘Zami. Così riscrivo il mio nome‘ e ‘Sorella Outsider‘. Entrambe presentate all’interno del festival”.

Lorde è stata un’attivista dei diritti civili negli Stati Uniti del dopoguerra e ha sfidato razzismo, omofobia, sessismo e classismo, partecipando in modo trasversale ai movimenti sociali che hanno segnato la storia della controcultura del Novecento. Con lei nel pantheon delle figure femminili omaggiate dalla rassegna ci sono anche sette protagoniste di biopic, come la vignettista, pittrice e narratrice finlandese Tove Jansson, autrice dei Mumin personaggi per l’infanzia tradotti in trenta paesi (il documentario è “Haru, Island of the Solitary” – presentato venerdì 19 alle 18). Altre figure lesbo ritratte nei documentari del festival sono la coreografa Elizabeth Streb (“Born to Fly: Elizabeth Streb vs. Gravity”, in programma sabato 20 alle 18) e la contadina e scrittrice indipendente Gloria Evangelina Anzaldúa (protagonista di “Altar. Cruzando Fronteras, Building Bridges” di Paola Zaccaria e Daniele Basilio, proiettato domenica 21 alle 14).

Di notevole spessore anche il focus nazionale – dopo la Cina e l’India negli anni passati – sull’Argentina, il primo Paese dell’America Latina a legalizzare le nozze gay, dando seguito a un cambiamento di sensibilità che già nel 2002 veniva rappresentato con una storia d’amore tra le due protagoniste, nella serie tv poliziesca “099 Central”. Tre i titoli proposti “Lengua materna” e “Amar es bendito” di Liliana Paolinelli e il documentario sul gruppo punk-cumbiaKumbia Queers”. L’apertura del festival (mercoledì 17 alle 22.30) è invece tutta per “Les adieux à la reine” di Benoît Jacquot, film che aprì il festival di Berlino nel 2012 con la rivoluzione francese nella corte reale di Versailles raccontata attraverso un punto di vista inedito: lo sguardo appassionato e fedele di Sidonie Laborde, la lettrice di Maria Antonietta, mentre osserva la regnante pianificare la propria fuga e quella della sua favorita, la Duchessa di Polignac.

Uno solo film italiano in visione (domenica 21 alle 12): “Le pietre e l’amore” di Milli Toja, dove si mescola il genere fantasy, una parvenza di musical e il tono da commedia attorno al possesso delle “pietre” rubate alle “donne della comunità” dagli “uomini della montagna”. “Non c’è molta produzione di cinema lesbico in Italia – spiegano le organizzatrici della rassegna – ci piacerebbe molto invitare pellicole del nostro Paese, ma selezionando titoli da ogni festival del pianeta abbiamo trovato solo film autolesionisti e imbarazzanti. Un anno fa abbiamo perfino fatto una ‘call’ per i corti: ma non c’è stato niente da fare, mentre in altri Paesi ne arriverebbero a decine, da noi non ne è arrivato nemmeno uno”.

Articolo Precedente

Referendum Scozia: la fine del Regno Unito è in mano alle donne

next
Articolo Successivo

Madri o non madri: il dilemma di una scelta ancora non libera

next