La procura di Palermo ha ribadito la richiesta di archiviazione dell’inchiesta a carico dell’ex presidente del Senato Renato Schifani (Ncd) indagato per concorso in associazione mafiosa. Nel luglio 2013 il gup Piergiorgio Morosini aveva respinto la prima richiesta di archiviazione chiedendo nuovi accertamenti che, evidentemente, dopo che sono stati effettuati, per la procura non bastano a reggere un’accusa in processo. Spetterà comunque al giudice la decisione se archiviare oppure ordinare ai pm un’imputazione coatta. 

Dal 2010 i pm avevano riaperto le indagini sul capogruppo al Senato del Pdl, accusato di concorso esterno a Cosa Nostra, e iscritto nel registro degli indagati con il nome falso di “Schioperatu”. Il nodo centrale, secondo il giudice, era capire se nella sua attività di avvocato, Schifani aveva semplicemente gravitato intorno a uomini di Cosa Nostra, o se per gli affari della criminalità si era effettivamente adoperato. Le indagini non avevano incrociato le dichiarazioni presenti nel fascicolo investigativo con ulteriori spunti che potevano pervenire da altri collaboratori di giustizia. È per questo che Morosini aveva ordinato ai pm di interrogare Nino Giuffrè, detto “manuzza”, il luogotenente di Bernardo Provenzano, poi diventato collaboratore di giustizia nel 2002. “Quando Dc e Psi si avviarono al tramonto, in Cosa nostra nacque un nuovo discorso politico. Un nuovo soggetto politico andava appoggiato: era Forza Italia” disse Giuffrè durante un’udienza del processo contro Mario Mori e Mauro Obinu (poi assolti per favoreggiamento a Cosa Nostra). 

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