Il bollettino dell’estate ad alto tasso alcolico risparmia ben poche località turistiche. Colpa dei vacanzieri molesti, quelli che insieme ai soldi portano anche un sacco di guai, risse e incidenti di ogni tipo. Ma soprattutto dell’abuso di alcol, che innaffia le notti da nord a sud. Nella serata di Ferragosto, a Santa Margherita Ligure, i carabinieri hanno sparato alcuni colpi in aria per disperdere la folla, che si era radunata intorno a un litigio tra alcuni ragazzi ubriachi. Una vera e propria maxirissa, che ha coinvolto circa 200 persone, ed è finita con tre ragazzi arrestati, tre vigili urbani e quattro carabinieri feriti con prognosi fino a 25 giorni. Nella stessa notte il centralino del 118 di Gallipoli, in Puglia, è impazzito. Un numero record di oltre 100 segnalazioni in poche ore, tutte per disordini legate alla movida. Nemmeno tre giorni dopo, a Pozzallo, in provincia di Ragusa, un trentenne ubriaco è stato arrestato per aver cercato di aggredire una ragazza, e per aver semidistrutto un’ambulanza in servizio durante una sagra del pesce. 

Da Nord a Sud: risse, vandalismo e lavoro extra per le forze dell’ordine
In Romagna, patria del divertimento di massa, ogni domenica mattina non si contano i danni delle serate a base di alcol e droghe. Un esempio: alla fine della Notte Rosa, a Marina di Ravenna, un 30enne ha sfondato con la testa il finestrino di un’auto parcheggiata. Alcuni episodi, poi, sfiorano la tragedia. Come all’Isola d’Elba, dove un ragazzo di 20 anni, risultato poi positivo all’alcol e alla cannabis, ha rischiato di travolgere degli agenti fermi a un posto di blocco, prima di andarsi a schiantare contro le auto parcheggiate e perdere un dito nell’incidente. Altri casi invece si avvicinano più alla farsa. A Venezia, dopo qualche drink, un kosovaro si è improvvisato comandante di un vaporetto, mentre a Bari un turista ubriaco si è ritrovato nel bel mezzo della notte chiuso fuori dalla sua roulotte, completamente nudo.

Le contromisure: dalla repressione alla sensibilizzazione, tutti contro lo sballo
Fioccano proteste e scattano contromisure. Esasperati dai tafferugli, furibondi per le auto danneggiate, le strade invase dai rifiuti e i giardini usati come bagni pubblici, a Gallipoli 300 residenti si sono uniti in un comitato contro le notti brave dei turisti. Quest’anno, per la prima volta, il gruppo ha deciso organizzare una manifestazione pubblica in consiglio comunale. Dito puntato sull’amministrazione, accusata di essere troppo accondiscendente con gli ospiti maleducati. Ma quello pugliese non è l’unico focolaio di malcontento. Per questo, diversi comuni corrono ai ripari a suon di ordinanze stile “tolleranza zero”, protocolli e campagne informative. Il sindaco di Santa Margherita Ligure, Paolo Donadoni, ha vietato la circolazione nei luoghi pubblici con bottiglie e lattine di alcolici in mano. Obiettivo: contrastare e prevenire il vandalismo dei baby teppisti. Poco distante, a Viareggio, i titolari dei locali hanno sottoscritto un codice di autoregolamentazione che prevede di alzare a 3 euro il prezzo degli shottini, così da scoraggiare l’abuso tra i giovanissimi. A Olbia invece è partita una campagna informativa per sensibilizzare sui rischi della guida in stato di ebbrezza, mentre in Prefettura a Rimini è stato da poco firmato un protocollo che impegna i proprietari delle discoteche a rispettare alcune regole, prima tra tutte il divieto di vendere alcol ai ragazzi più piccoli di 18 anni.

I dati: gli italiani bevono meno, ma durante il fine settimana il consumo aumenta a dismisura
Difficile dire ora se i provvedimenti saranno efficaci e se serviranno a mettere un freno alle notti selvagge. Di sicuro, però, c’è il fatto che negli ultimi anni gli italiani hanno cambiato il loro rapporto con la bottiglia. A dirlo sono i numeri. Secondo l’Istat, dal 2003 è calata la percentuale dei consumatori giornalieri di bevande alcoliche, passando dal 31% al 22%, ma allo stesso tempo è salita quella di chi beve occasionalmente (dal 38% al 41%) e di chi si concede uno o più bicchieri fuori pasto. “Prima avevamo un consumo legato ai contesti conviviali, si beveva a cena e in famiglia” spiega la direttrice del Sert di Rimini, Daniela Casalboni. “Oggi invece ci stiamo avvicinando a modelli di consumo analoghi a quelli del Nord Europa, ossia si beve nel fine settimana e in grandi quantità”. Una tendenza che coinvolge anche i liceali. “Nel 2013 circa il 10% dei minori, dagli 11 ai 15 anni, ha avuto un fenomeno di binge drinking. Significa che ha bevuto 4 o 5 unità alcoliche nel corso di una serata. Il massimo del consumo di alcol si ha poi tra i 16 e i 24 anni. In questo caso la percentuale di binge drinking si alza al 20%”. E in estate la situazione peggiora. Secondo una ricerca del Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, quasi il 20% degli italiani dichiara di bere di più sotto l’ombrellone, mentre un altro 9% ammette di non avere freni in vacanza e di fare un consumo di alcol notevolmente maggiore del solito.

Cosa succede con un drink di troppo. Vodka dopo vodka, drink dopo drink, il nostro cervello va in tilt, e non riesce più ad avere capacità di critica e senso della misura. Lo spiega Riccardo Gatti, medico, psichiatra e responsabile del dipartimento dipendenze patologiche dall’Asl di Milano. “L’alcol in grandi quantità altera i normali meccanismi del cervello, le funzioni grazie alle quali costruiamo il nostro equilibrio. Per questo perdiamo ogni misura e ci abbandoniamo a comportamenti immotivati“. Gli effetti sono imprevedibili, dipendono da persona a persona, e dal contesto in cui ci si trova. “La nuova generazione, quella dei nativi digitali, cerca una strada facile, veloce e low cost per ottenere l’alterazione mentale. Per questo sceglie l’alcol: è a basso costo, ha effetto immediato e non implica un cambiamento dello stile di vita. Se poi all’alcol si uniscono le droghe si rischia il disastro”.

Articolo Precedente

Isis, l’unica ‘civiltà’ possibile deve ancora nascere

next
Articolo Successivo

Genitori-figli, il suo primo ricordo

next