La linea non si cambia, il calo del Pil non va letto come una bocciatura, e bisognerà lavorare di più, trasformando questo numero in occasione per accelerare sulle riforme. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un’intervista con il direttore del Messaggero: “Niente manovra – precisa – e ora cinque riforme”. Una linea tenuta già ieri, 6 agosto, quando aveva parlato del bisogno di “fiducia e coraggio”. Il premier riflette con Virman Cusenza che gli italiani possono anche smettere di fidarsi dell’esecutivo, “ma quello di cui non possono accusarci è la mancanza di chiarezza”. La scommessa è: cambiare le regole del gioco, Costituzione e legge elettorale. Avere un profilo più marcatamente mediterraneo e africano nella politica estera. Un grande investimento su cultura ed educazione. E un’operazione sulla spending. “Con questi cinque punti la politica torna ad essere degna di questo nome”, afferma Matteo Renzi nell’intervista. Riforme, riforme, riforme. E voglia di cambiare. A questo proposito Renzi mette a confronto i senatori che stanno approvando la trasformazione del Senato e i facchini dell’Alitalia che hanno protestato in questi giorni. “I senatori di maggioranza sono pronti al cambiamento, non tutti evidentemente lo sono – dice il presidente del Consiglio – Il tentativo di ostruzionismo domato al Senato è un’altra faccia dei facchini dell’Alitalia o delle resistenze dei grand commis della Pa. E’ l’idea che si possa cambiare stando fermi. Io non la penso così e quindi si dimezzano anche i permessi ai sindacati. Vogliono ricorrere all’Europa? Ricorrano pure, anzi corrano. Noi non ci stanchiamo”. 

“Il dato è negativo, certo. Bene. vuol dire che noi lavoreremo di più” dice il capo del governo, spiega di non sentirsi bocciato dal calo del Pil, assicura che non ci sarà una manovra aggiuntiva e conferma il bonus Irpef. “La grande chance – dice – è trasformare questo numero in occasione di accelerazione delle riforme”. “Questo dato della crescita evidentemente ha una ricaduta in termini di costruzione del bilancio che però sostanzialmente è azzerata dal risparmio che abbiamo sui titoli di Stato. Quindi non esiste un problema economico. Questo è il motivo – sottolinea Renzi – per cui non c’è una manovra in vista”.

“La nostra scommessa è cambiare le regole del gioco”, prosegue il premier. “Costituzione e legge elettorale. Avere un profilo più marcatamente mediterraneo e africano nella politica estera. Un grande investimento su cultura ed educazione. E un’ operazione sulla spending. Con questi cinque punti la politica torna ad essere degna di questo nome”. Sulla spending, “non può essere affidata a un soggetto esterno, è una questione politica”, dichiara il segretario del Pd, che definisce ”ottimo” il rapporto con il ministro dell’Economia Padoan.

In merito all’eventualità di ripercussioni sugli investimenti stranieri, “non sono molto preoccupato perché i soggetti stranieri stanno investendo molto in Italia, e continueranno a farlo perché è conveniente”, afferma Renzi. Sulle privatizzazioni, “questo non è il momento di svendere. Avanti, ma non con l’ansia di chi ha bisogno di realizzare”.

Parlando dell’Europa, “la flessibilità che ci spetta noi ce la prendiamo, nel rispetto dei limiti del 3%”, chiosa Renzi. ”L’Italia può aprire una discussione intorno all’Europa soltanto se si presenta al tavolo europeo dicendo: signori, noi il cantiere sulla giustizia civile l’abbiamo aperto, sul fisco idem, sulla digitalizzazione della Pa pure. Abbiamo cominciato a spendere bene i fondi europei. Sulla cultura abbiamo smesso di buttare via i soldi e li investiamo per crescere”.

“Ricevere sostegno da Forza Italia su alcuni provvedimenti economici “non è ipotizzabile. Se ci sono singoli argomenti su cui sono d’accordo, ben venga, ma mi sembra difficile. Sulla giustizia, ad esempio, ho capito che non c’è un grande entusiasmo sul nostro piano di riforma”. L’appoggio esterno di Fi “non è in discussione. E peraltro questo tipo di ragionamento nega il valore civile, sociale, politico e culturale dell’operazione sulle regole, che ha un senso proprio nel momento in cui ci riconosciamo avversari politici”, dice Renzi.

Sulla riforma del Senato, il premier spiega che l’abolizione sarebbe un errore, “perché un sistema istituzionale non si disegna con la logica del gratta-e-vinci. Nel progetto del Senato c’è un’idea politica forte: la convinzione che al paese serva una Camera delle autonomie”. Quanto alla legge elettorale, l’Italicum rischia di assomigliare al Porcellum ”quanto la Coca Cola al Barolo. Con l’Italicum c’è un rapporto diretto tra elettore ed eletto: se non si mettono le preferenze sulla scheda ci sono solo quattro nomi, se si mettono accanto al capolista fisso poi sceglierà l’elettore chi altro vuole”, dichiara Renzi, che sulla possibilità dell’introduzione delle preferenze dice: “Penso e spero di sì”. 

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