Era atteso da giorni perché i suoi contenuti stanno alimentando da tempo malumori circa l’intenzione del governo di dar vita ad una supersanatoria per furbetti ed evasori, ma l’atteso voto sulle modifiche al ddl per il rientro dei capitali non è arrivato. La commissione Finanze della Camera avrebbe dovuto cominciare a votare gli emendamenti alla proposta di legge 2247 a prima firma del democratico Marco Causi, ma è tutto rinviato alla prossima settimana. L’emendamento 1.1 firmato dal relatore Giovanni Sanga (Pd) prevede per gli evasori che si ravvedono e decidono di aderire alla voluntary disclosure sgravi maggiori di quelli previsti dal testo presentato dal governo, e il fatto ha sollevato diversi dubbi in commissione. Mal di pancia che, secondo diverse fonti parlamentari, hanno indotto il relatore ad annunciare la presentazione di un subemendamento al proprio emendamento, ritoccando alcuni punti. Ma che cosa prevede l’emendamento firmato da Sanga, che sostituisce l’articolo 1 del testo del governo? 

L’articolo 5 quinquies sugli effetti della procedura di collaborazione volontaria estende la non punibilità a due nuove fattispecie di evasione fiscale, non contemplate nella versione precedente. Si tratta dell’omesso versamento di ritenute certificate e dell’omesso versamento di Iva, che oggi in base al decreto legislativo 74 del 2000 sono sanzionati con la reclusione da sei mesi a due anni. Il testo originario prevedeva invece che si potesse “chiudere un occhio” solo sulla dichiarazione infedele (quella in cui si dichiarano redditi inferiori a quelli effettivi) e l’omessa dichiarazione. In più nella sua versione del comma 1 dell’articolo 5 quinquies si apre la strada alla diminuzione “fino alla metà” della pena prevista per la “dichiarazione fraudolenta mediante artifici” (quando le scritture contabili vengono falsate e l’accertamento viene ostacolato con mezzi fraudolenti) e per quella mediante “uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”. 

Sempre stando all’attuale emendamento Sanga, poi, la sanzione per chi viola l’obbligo di dichiarare attività finanziarie detenute all’estero passa dal “5% delle imposte accertate” al “3% dell’ammontare degli importi non dichiarati” se le attività oggetto della collaborazione volontaria erano o sono detenute in Stati che entro settembre stipuleranno con l’Italia accordi che consentano lo “scambio automatico” di informazioni ai sensi del protocollo Ocse sulla materia. Ulteriori alleggerimenti sono contenuti anche nell’emendamento presentato da Daniele Capezzone, che della commissione Finanze è presidente. Il deputato di Fi chiede infatti che chi aderisce alla collaborazione volontaria la passi del tutto liscia nel caso di dichiarazione fraudolenta mediante artifici e si veda ridurre la pena fino al 50% – previsione identica a quella di Sanga – quando ci sono di mezzo false fatturazioni.

Anche i deputati delle Minoranze linguistiche Daniel Alfreider, Renate Gebhard, Albrecht Plangger, Manfred Schullian e Mauro Ottobre hanno comunque presentato emendamenti che ritoccano al ribasso le pene. Escludendo del tutto la punibilità per la dichiarazione fraudolenta, infedele o omessa e il mancato versamento di ritenute certificate e di Iva. Ma pure per una nutrita manciata di reati previsti dal codice penale: dal falso materiale e ideologico alla falsità in registri e scritture private, fino all’uso di atti falsi e alla “soppressione, distruzione o occultamento di atti”. E uscirebbe pulito anche chi, per compiere o nascondere i reati tributari oggetto della legge, ha diffuso false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori.

Tutte modifiche che non sono passate inosservate. “Il testo alleggerisce la posizione degli evasori e dimezza o cancella le pene per una lunga serie di reati fiscali – attacca Carla Ruocco, M5S, vicepresidente della commissione finanze di Montecitorio – quando bisognerebbe rafforzare i trattati internazionali che favoriscono la trasparenza e inasprire le pene per chi evade”. “Si dovevano ‘catturare’ gli esportatori illeciti di capitali, grazie all’accordo in via di definizione con la Svizzera, invece si finisce per garantire l’ennesimo condono aperto a tutti gli evasori, indipendentemente da dove abbiano nascosto il denaro accumulato”, le fa eco Giovanni Paglia, capogruppo di Sel in commissione.

Morale della favola, si comincia daccapo. Tra questa sera e domani mattina Sanga presenterà il subemendamento e “una volta che il relatore avrà depositato la modifica – spiega il presidente Capezzone – i gruppi avranno 24 ore di tempo per presentare i subemendamenti sulle parti modificate. Quindi arriveranno i pareri e inizieremo a votare”. Alcune modifiche dovrebbero riguardare anche il ravvedimento operoso previsto per chi fa riemergere capitali illegalmente detenuti in Italia: l’attuale emendamento di Sanga ipotizza un “ravvedimento operoso speciale” e scontato con un’integrazione in dichiarazione dei redditi. Ora invece si dovrebbe andare nella direzione di una procedura identica per le due tipologie di evasori (estero e Italia), attraverso un modulo messo a punto ad hoc dall’agenzia delle Entrate. Ma secondo Causi il dibattito sul metodo è poco rilevante, mentre sarebbe meglio discutere della proposta dei Democratici di introdurre “in questo provvedimento la riforma del reato di riciclaggio”, invece di aspettare l’approvazione dell’intero pacchetto anticorruzione. Senza l’introduzione dell’autoriciclaggio, è il ragionamento, il rientro dei capitali rischia di trasformarsi in un’arma spuntata. E anche questo nodo sarebbe ancora oggetto di confronto con il governo.

In serata, dopo le polemiche, sono arrivate da governo e maggioranza rassicurazioni sul fatto che la legge non sarà un “condono mascherato”. “Non ci sono né sanatorie né condoni e le tasse si pagheranno per intero nella misura dovuta”, ha fatto sapere il Tesoro. “La riduzione riguarda solo le sanzioni”.

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