Anche Mediobanca e Intesa Sanpaolo, come previsto, comunicano il proprio addio a Telco. Dopo Generali, che mercoledì 11 ha deliberato la prossima uscita dal patto di sindacato che riunisce i soci della scatola che controlla Telecom Italia con il 22,4%, ora è la volta di Piazzetta Cuccia e Ca’ de Sass. Che lunedì (primo giorno utile per avviare la procedura, in base all’accordo firmato nel settembre scorso), hanno esercitato “la facoltà di richiedere la scissione di Telco” facendosi assegnare azioni della compagnia delle telecomunicazioni corrispondenti alla propria quota nel capitale. In entrambi i casi si tratta dell’1,6% di Telecom. 

E’ un ulteriore passo verso l’acquisizione del controllo da parte degli spagnoli di Telefonica, prevista dall’accordo raggiunto nel settembre scorso con i soci italiani. Alla fine del percorso di scissione, il libro soci del gruppo di telefonia vedrà Telefonica al 14,7%. Una maggioranza relativa troppo debole, notano gli analisti, per dettare la linea. Tanto più che gli spagnoli non hanno rappresentanti nel board. Telecom sarà di fatto una public company, nella cui governance le minoranze conteranno molto. Una compagnia, di fatto, scalabile. 

La nota diffusa dall’istituto guidato da Alberto Nagel spiega che la decisione rappresenta “il naturale proseguimento del percorso di disimpegno dall’investimento in Telecom Italia, annunciato nel giugno scorso in occasione della presentazione delle linee guida del piano 2014-16″ e avviato il 24 settembre 2013 con la riduzione della partecipazione in Telco dal 11,6 al 7,3%, corrispondente appunto all’1,6% del capitale ordinario di Telecom. Da settembre 2013, ricorda il comunicato, il titolo Telecom ha registrato un incremento del 65% (contro il 13% del settore delle telecomunicazioni in Europa e il 23% dell’indice di Borsa Mibtel). Così, in base ai corsi correnti, il guadagno netto ancora inespresso sulla partecipazione ammonta a circa 110 milioni. Per Intesa Sanpaolo, che ha il 7,3% della holding, la plusvalenza implicita ante imposte sarebbe invece di circa 35 milioni di euro.

 

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