Intel ha abusato della sua posizione dominante tra il 2002 e il 2007 e per questo dovrà pagare un’ammenda da 1,06 miliardi di euro. Lo ha deciso il Tribunale Ue in riferimento ai processori x86. Il ricorso di Intel contro la decisione della Commissione europea, che aveva inflitto la multa di quell’importo – il più alto mai comminato dalla Ue – è stato integralmente respinto. La società è stata quindi riconosciuta colpevole di avere agito in violazione delle regole di concorrenza dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (SEE).

Data la sua forte posizione dominante, Intel era un fornitore di processori x86 imprescindibile, non avendo i clienti altra scelta che quella di rifornirsi presso tale società per soddisfare una parte del loro fabbisogno. Secondo la Commissione, l’abuso era caratterizzato da varie misure adottate da Intel nei confronti dei propri clienti (produttori di computer) e del rivenditore europeo di dispositivi microelettronici Media-Saturn Holding. Intel ha applicato a quattro importanti produttori di computer (Dell, Lenovo, HP et NEC) sconti condizionati al fatto che questi si rifornissero dalla stessa per tutto, o quasi tutto, il loro fabbisogno di processori x86. Allo stesso modo, Intel ha accordato pagamenti a Media Saturn sottoposti alla condizione che quest’ultima vendesse esclusivamente computer dotati di processori x86 di Intel.

L’esecutivo Ue ritiene che tali sconti e pagamenti abbiano garantito la fedeltà dei quattro produttori e di Media Saturn, riducendo in modo significativo la capacità dei concorrenti. Intel aveva proposto ricorso contro la decisione della Commissione dinanzi al Tribunale, chiedendone l’annullamento o, in subordine, una sostanziale riduzione dell’ammenda.

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