Il nome di un altro ex ministro del governo Berlusconi, versione 2001-2006, spunta dalle carte dell’inchiesta sul Mose di Venezia. Si tratta di Pietro Lunardi, titolare delle Infrastrutture per tutta la durata della legislatura. In un interrogatorio secretato, citato oggi dal Corriere della Sera, l’ex presidente della Matovani Costruzioni, Piergiorgio Baita, racconta che la Rocksoil, azienda di famiglia di Lunardi, avrebbe ottenuto un lavoro con un sovrapprezzo di 500mila euro. E a chiedere il favore per conto di Lunardi sarebbe stato Gianni Letta, allora potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e consigliere politico numero uno del premier Silvio Berlusconi. Nell’inchiesta Mose sono indagati l’ex ministro Altero Matteoli e Marco Milanese, già parlamentare di Forza Italia e consigliere dell’allora superministro dell’Economia Giulio Tremonti

Il lavoro per la Rocksoil, azienda specializzata nell’ingegneria di opere sotterranee, sarebbe stato addirittura una sorta di risarcimento per Lunardi, costretto da una sentenza della Corte dei conti a versare all’erario oltre 2 milioni 700 mila euro per aver indotto l’Anas a pagare una sostanziosa liquidazione anticipata al presidente, Giuseppe D’Angiolino, allontanato con quattro anni d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto perché sgradito, insieme ai quattro consiglieri d’amministrazione. 

Lunardi non è indagato e gli inquirenti stanno cercando riscontri alle dichiarazioni di Baita, che con le sue ampie confessioni è una colonna dell’inchiesta che la settimana scorsa ha portato in carcere 35 persone e svelato un capillare sistema di elargizioni bipartisan da parte delle aziende appartenenti al Consorzio Nuova Venezia, concessionario dell’opera da oltre cinque miliardi di euro studiata per contrastare il fenomeno dell’acqua alta attraverso un sitema di dighe mobili. 

“Non ho mai avuto nulla a che fare con il Mose”, replica Lunardi dopo l’uscita delle indiscrezioni. “Non ho mai voluto che il mio studio si occupasse di quell’opera. E come ministro me ne sono interessato solo perché il Mose a suo tempo fu inserito, al pari di altre 250 altre opere pubbliche, nella Legge Obiettivo“. Secondo l’ex titolare delle Infrastrutture, “hanno tirato in ballo un incarico dato dalle imprese che lavoravano anche per il Mose al mio studio, e che riguardava la progettazione preliminare della prosecuzione dell’autostrada A 27 da Ponte delle Alpi a Pieve di Cadore. E’ un contratto limpidissimo, tra privati, perfettamente regolare. Non c’è nulla da nascondere”.

A fronte del progetto preliminare – spiega Lunardi – “c’è stato un pagamento regolare, il 50% del quale è finito in tasse, e già da due anni la Guardia di Finanza ha tutte le carte in mano. Qui – avverte – bisogna distinguere le cose”. Secondo Lunardi “non c’è stato alcun favoritismo: l’incarico è stato dato allo studio che fa capo alla mia famiglia perché siamo degli specialisti a livello nazionale e internazionale: il progetto di 21 chilometri prevede infatti una galleria doppia lunga appunto 20 chilometri”.

Non è ndagato neppure Gianni Letta, ma il suo nome ricorre con frequenza nelle carte come referente politico di massimo livello dl consorzio. E’ Giancarlo Galan, allora presidente della Regione Veneto, che nella seconda metà degli anni Novanta fa incontrare Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, con il consigliere di Berlusconi: “Letta “l’ho conosciuto tra il 1996 e il 1997”, racconta Mazzacurati nell’interrogatorio del 29 luglio 2013 davanti ai pm della Procura di Venezia. In quegli anni, con Forza Italia all’opposizione, Letta non ricopre alcun incarico istituzionale.  “Mi ha portato dal dottor Letta il presidente Galan. Il dottor Letta è stato per i nostri progetti un riferimento molto importante, io mi sono rivolto molte volte a lui per un sacco di problemi”. Il motivo di tanta attenzione, aggiunge Mazzacurati, “credo fosse dovuta all’importanza del progetto, che era un progetto che spiccava anche all’estero: per esempio, alcune volte il dottor Letta mi ha portato da Berlusconi perché voleva sapere a che punto eravamo”. Il presidente del Consorzio però è netto: “II dottor Letta in questi anni non ha mai chiesto nulla”. 

Certo, Berlusocni ci tiene a far progredire le “gradi opere” cavallo di battaglia della sua campagna contro la sinistra e i verdi “che sanno dire solo di no”. Agli atti risultano però anche le pressioni su Letta affinché blocchi la nomina di un personaggio sgradito, Ciriaco D’Alessio, al vertice del Magistrato delle Acque di Venezia, ente cruciale per l’operazione Mose, alle dipendenze del ministero delle Infrastrutture. Al telefono con l’ex onorevole Udeur Mauro Fabris, Mazzacurati racconta di aver segnalato la nomina sgradita a Letta, che, a suo dire, “si è preso un attacco di bile che è raro”. D’Alessio otterrà comunque l’incarico. 

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