Shrewsbury, cittadina fluviale dello Shropshire, ricca e laboriosa contea inglese. Il libro “Guida alla tua città” segnala: livelli di criminalità estremamente bassi. Eppure succede che talvolta, anche in una città come questa dove tutto sembra procedere per il verso giusto, il crimine più diffuso sia quello commesso da una parte di quei tifosi che al sabato, popolano il “New Meadow”, il piccolo stadio della città. Lì, ci gioca lo Shrewsbury Town, compagine calcistica di poca fortuna, dal passato glorioso ma dal presente difficile, caratterizzato da una retrocessione in League Two, rimediata lo scorso mese.

English Border Front è il nome della firma che rappresenta la frangia di tifoseria più calda, succede che ogni squadra ne ha una. Una ottantina di persone in tutto, sparse principalmente tra il quartiere operaio Harlescott e l’estrema periferia nord della città, non molti membri se si considera che Bristol e Walsall, due squadre dello stesso girone ne avevano addirittura a centinaia. Così tanti che durante uno Shrewsbury Town-Bristol City dello scorso inverno, la curva ospite era interamente “rossa” come il colore delle divise del Bristol. Tuttavia nonostante la loro inferiorità, gli EBF così come vengono chiamati in codice, si sono resi protagonisti di uno scontro violento con i rivali del Walsall nelle strade di questa città.

Recentemente, in Italia, considerando soprattutto i fatti accaduti nella finale di Coppa Italia, Fiorentina-Napoli, si è parlato di una mancanza totale nel rispetto delle regole vigenti negli stadi italiani, ma spesso si arriva a tralasciare che il paragone di inferiorità che viene spesso fatto con l’Inghilterra non è del tutto vero. Se nel 2014, molti credono che il fenomeno hooligans sia definitivamente scomparso, perché represso in larga parte dalla politica che fu messa in atto da Margaret Thatcher, questi commettono un grave errore. Il fenomeno hooligans, seppur diminuito ancora è presente e non soltanto nei racconti o nei romanzi di letteratura come “Tolleranza zero” di Irvine Welsh oppure “Fedeli alla tribù” di John King. Smentendo quindi le false affermazioni riguardanti il tramonto completo del fenomeno, mi sono recato in una città considerata ancora oggi la roccaforte del movimento.

Burnley, contea del Lancashire, a 30 miglia nord da Manchester. Settantamila abitanti, sparsi in un posto che vive un presente difficile di città dormitorio, condito da una desolante atmosfera di degrado e di abbandono. La squadra della città, il Burnley FC, pur non essendo mai stata celebre per i suoi successi, gode ancora oggi del nome di tana del tifo estremo. Case basse, fabbriche chiuse da tempo, occhi e facce strane nei quartieri dove il tempo sembra essersi fermato. Anche Burnley ha la sua firm, la temibile “Suicide Squad” e quasi tutti i suoi membri sono stati squalificati a vita dagli stadi inglesi, il loro leader, Andrew Porter, è uno di quelli che non s’è mai tirato indietro, né nel commettere gli stessi reati, né nel tirare fuori un coltello, nemmeno davanti ad un agente di polizia. Oggi, dopo la maggior parte degli anni trascorsi dietro le sbarre, ha aperto un pub, il Foresters Arms, al centro di Todmorden Road, luogo di ritrovo del gruppo.

La città di Burnley non è tuttavia l’unica ad avere ancora la fama (purtroppo) per questi fatti, che suscitano inquietudine soltanto a ricordarli. Milwall, Londra, Isle of Dogs, nessun italiano catalogato come turista da cartolina, si ricorderà mai di esser stato in questo quartiere, dove ancora oggi si respira quel senso di brivido, mentre si attraversano le strette strade della zona, un tempo con la rivalità accesissima con il West Ham, quelle vie strette servivano agli hooligans per nascondersi e a scappare dalla polizia. Droga, alcool, disagio, mentalità da pub, voglia di fare a pugni e con il fattore della disoccupazione giovanile sempre più in aumento. Eppure l’Inghilterra aveva voltato pagina, cambiando il profilo sociale dei tifosi e rispondendo con punizioni severissime per i trasgressori. Ma il germe della violenza al giorno d’oggi non è del tutto estirpato e forse non è difficile che salti fuori nuovamente in tempi di crisi economica come questa, in cui il disagio sociale è sempre più alto e diffuso.

Federico Gervasoni – Giornalista freelance, vive dallo scorso inverno a Shrewsbury. Tra le altre cose scrive anche per il quotidiano online “Il Fatto Bresciano”. Grande appassionato di calcio inglese.

 

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