“Nessun accordo” è stato siglato, “pertanto i numeri riportati non possono trovare corrispondenza”. Così la famiglia Menna, titolare dello storico pastificio Lucio Garofalo di Gragnano (Napoli) commenta, in una nota, le indiscrezioni secondo cui sarebbe vicina a firmare la cessione del 51% del capitale agli spagnoli di Ebro Foods, colosso alimentare quotato alla Borsa di Madrid che l’estate scorsa si è mangiato anche il 25% di Riso Scotti. La notizia è stata data da Il Mattino nell’edizione di sabato 19 aprile. Il quotidiano ipotizzava che la vendita della quota di maggioranza potesse valere intorno ai 32 milioni di euro. Dall’azienda, comunque, arriva una conferma sul fatto che vengono esplorate “costantemente le possibilità offerte dal mercato per supportare lo sviluppo internazionale”. Ma “con un punto fermo e imprescindibile: non mettere mai in discussione la presenza e l’attività di Garofalo sul territorio di Gragnano e il suo capitale umano”. Il pastificio campano, nato nel 1789, conta 162 dipendenti e ha chiuso il 2013 con un utile di 2,8 milioni e un fatturato in crescita a 128 milioni dai 117,5 del 2012. Merito soprattutto delle vendite all’estero, che assorbono il 60% della produzione. Due anni fa ha rilevato per 1,1 milioni il marchio Russo di Cicciano, fallito nel 2009.

L’accordo con gli spagnoli avrebbe segnato l’ennesimo addio al Belpaese – almeno dal punto di vista della proprietà – di un marchio del made in Italy. La lista è lunghissima: da Galbani, Locatelli, Invernizzi e Parmalat, oggi brand della francese Lactalis, alla brianzola Star, che fa parte del gruppo catalano Agrolimen, fino agli olii Bertolli, Carapelli e Sasso, che dopo un primo “giro di giostra” sotto il brand (anch’esso spagnolo) Deoleo sono stati di recente ceduti al fondo di investimento inglese Cvc Capital partners. La cui offerta ha battuto quella presentata, attraverso la joint venture IQ Made in Italy, dal Fondo strategico italiano della Cassa depositi e prestiti

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