“Troppi pensano che non funzioni più così, che oggi le cose sono cambiate, ma non è vero – dichiara il regista Morabito -. Mi sono basato su episodi reali e le mie fonti sono state gli stessi informatori che non hanno voluto uscire allo scoperto per non perdere il posto di lavoro”. Morabito nella lettera replica a Veronesi: “Lei dice che chi esagera non risolve niente . A mio avviso, c’è chi ha il compito di denunciare e chi quello di risolvere. Noi, col nostro lavoro, richiamiamo l’attenzione su un grave problema la cui esistenza è incontestabile”. Veronesi aggiusta il tiro così: “Sono tanto convinto della necessità di una ricerca scientifica indipendente, da aver strutturato sul finanziamento di progetti innovativi la Fondazione che porta il mio nome. Penso infatti che sottomettere la ricerca a dei puri e semplici obiettivi economici sia un grave errore”. Ma, getta la spugna, “è arduo pensare che si possa fare a meno della ricerca condotta dall’industria farmaceutica” perché lo Stato non ha i mezzi economici, anche se “inevitabilmente” la ricerca della ditta “punta al profitto”. Poco importa. La morale secondo Veronesi è: “Se è irrealistico scandalizzarsene, è invece giusto denunciare le scorrettezze e gli abusi di un liberismo ‘selvaggio’, che andrebbe controllato con maggio rigore”. Lancio di zappa sui piedi finale: il film è una “denuncia coraggiosa, che non ho mai inteso definire insignificante, mi creda”.
(Nella foto Claudio Santamaria, nei panni dell’informatore scientifico Bruno) – Il film uscirà nelle sale italiane il 30 aprile 2014
Il Fatto Quotidiano, 3 aprile 2014
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