L’assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente, ha inviato un video alla redazione del fattoquotidiano.it con cui vuole “chiarire i termini della questione” sollevati dal pezzo/video di Buffo e Colluto sul sito di Micorosa, area naturale protetta sul quale insiste un insediamento di rifiuti pericolosi di 44 ettari: “Nel 2002 abbiamo voluto l’inclusione per evitare il sorgere di nuovi siti inquinanti rispondendo alla volontà di bonificare l’area e di restituirla alla sua vocazione precedente”. Qui sotto il video dell’amministratrice pugliese e la replica del fattoquotidiano.it 

Secondo l’assessore alla Qualità del territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente, nel 2002 includere l’area di Micorosa, a Brindisi, nel perimetro del Parco regionale Saline di Punta della Contessa è dipeso da “una volontà precisa”, anche per evitare che la discarica venisse ampliata. Questo basta a svelare quanto sia vacillante la conoscenza dei luoghi: Micorosa è sito di smaltimento incontrollato di rifiuti utilizzato fino al 1983, illecitamente, dal Petrolchimico. Era già inattivo da 19 anni al momento dell’istituzione dell’area protetta. Ogni suo ipotetico allargamento avrebbe dovuto comunque essere stoppato, semplicemente perché illegittimo, indipendentemente dai vincoli imposti. Inoltre, il “senso della presenza” di 44 ettari di veleni nel Parco regionale sarebbe da rintracciare anche nella “volontà di bonificare” la zona. Non si dice, tuttavia, che i 50 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato derivano dal fatto che Micorosa sia inglobata nel Sito di interesse nazionale di Brindisi e non sono conseguenza della sua inclusione nel Parco regionale. In attesa del risanamento ambientale, su quel lago interrato, con inquinanti dai valori che superano di quattro milioni i limiti di legge, si continua a passeggiare. Come se si fosse all’interno di un paesaggio incontaminato. Di un’area naturale protetta, appunto  di Tiziana Colluto

Articolo Precedente

Abruzzo, “strage” silenziosa di orsi e lupi marsicani. Ma la politica sta a guardare

next
Articolo Successivo

Energia, la bufala della ‘green economy’

next