“Io Decido” è lo striscione scritto in rosso che apre la manifestazione dell’otto marzo di Torino. Sono centinaia le donne che hanno sfilato per le vie di centro, tanti gli spezzoni arrivati da tutta la provincia, le più numerose, come oramai da tradizione, le valsusine che con i vessilli NoTav chiudono il corteo. “Roberto Cota ha detto, appena cominciata la Legislatura, che avrebbe fatto marcire la pillola RU486 nei magazzini” spiega Monica Cerutti, ex consigliera regionale Sel. “Il diritto all’aborto, non è un bel diritto – dice Patrizia Celotto, della Casa delle Donne – ma l’interruzione volontaria di gravidanza deve essere libera e sicura e questo deve essere garantito”. Uno dei temi più sentiti dalla piazza è il proliferare dei medici obiettori, da tempo nel mirino dell’Unione europea. “La Legge 194 – spiega Giulia Druetta, del collettivo AlterEva – garantisce la libertà di abortire, ma introduce l’obiezione di coscienza. Nel nostro paese oltre l’80% dei medici è obbiettore e questo rende difficile applicare correttamente la normativa”. I temi etici non sembrano essere nell’agenda del governo, “forse – conclude l’ex consigliera Cerutti – per garantire meglio le larghe intese” di Cosimo Caridi
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